Dall’Omelia di Sua Santità Pio XII nella Messa solenne per la celebrazione del suo giubileo episcopale (14 maggio 1942).
O Spirito creatore, che, volando sulle acque dell’universo creato, rinnovasti la faccia della terra; tu che ai Romani presenti a Gerusalemme e ascoltanti la predica di Pietro (Act. 2, 10) facesti giungere il primo annunzio della verità e della salvezza; — ai figli di questa Roma, cuore del mondo, a cui Pietro più tardi con la sua vita di Apostolo e con la sua morte di martire doveva dimostrare la fermezza della sua fede, l’immobilità della sua speranza, la vastità del suo amore, «volgiti; e mira dal cielo e osserva e cura questa vigna e proteggi ciò che hai piantato di tua mano» (Ps. 79, 15 -16).
Scendi, o Spirito creatore. Sì. Tu sei già sceso, tu sei con noi; tu sei vicino alla Sposa di Cristo, tu sei la sua vita, la sua anima, il suo conforto, la sua difesa in ogni momento, e in particolar modo nei tempi dell’angustia e del dolore. Versa dall’alto tanta pienezza dei tuoi doni, che tutti, Pastore e gregge, irradino nel mondo il lume della loro fede, il sostegno della loro speranza, la forza del loro amore.
Per te, Spirito Illuminatore, Spirito di consiglio e di fortezza, le menti cristiane di ogni condizione, umile o alta, comprendano e sentano non solo la straordinaria gravità, ma anche la ponderosa responsabilità dell’ora presente, in cui un vecchio mondo, che tramonta nel dolore, ne sta generando uno nuovo. Rischiara a tutti, quanti portano in fronte il nome di Cristo, il sentiero angusto della virtù, che solo conduce a salvezza, affinché si scuotano dal sonno della indifferenza, della tiepidezza e della irresoluzione, e imprendano ad avanzare fuori dei disordinati avvolgimenti delle cose terrene.
Per te, Spirito Consolatore, ritorni vivificante non solo il lenimento della rassegnazione, ma soprattutto il vigore della fiducia agl’innumerevoli cuori che gemono e sono sull’infrangersi, accasciati sotto il peso degli affanni e delle strettezze, dei sacrifici e delle ingiustizie, delle oppressioni e dell’avvilimento. Sii tu riposo nella fatica, refrigerio negli ardori, calore nel gelo, sollievo nel pianto. Sii padre agli orfani, difensore alle vedove, cibo ai poveri, sostegno ai derelitti, tetto ai profughi, tutela ai perseguitati, protezione ai combattenti, liberazione ai prigionieri, balsamo ai feriti, medicina agli infermi, rifugio ai peccatori, aiuto ai morenti. Consola e riunisci coloro, i quali con cuore puro si amano e che le dure vicende presenti han separati. Fa che là ove la voce dei conforti umani ammutolisce, parli il sorriso e la mano della carità cristiana; e dinanzi agli occhi della loro fede rifulga, arra di letizia che non viene mai meno, l’aurora del giorno, in cui la sovrabbondanza della tua ineffabile ricompensa adempirà la parola dell’Apocalisse: «Iddio asciugherà ogni lacrima dai loro occhi, e morte non vi sarà più, né lutto né grida né travaglio, perché le prime cose saranno passate» (Apoc. 21, 4).
Per te, Spirito Maestro di verità, s’ispiri e si diffonda nei cuori e negl’intelletti degli uomini, non per timore del sacrificio, ma per morale risveglio, un intenso desiderio di pace, pace di giustizia, di moderazione e di saggezza, pace che nei suoi termini, nel suo fondo, nel suo compimento, non dimentichi la tua parola ammonitrice: «Non vi è sapienza, non vi è prudenza, non vi è consiglio contro il Signore» (Prov. 21, 30); e di tale pace al tempo stesso infondi in loro quella deliberata volontà, che non ne ricusa gl’indispensabili presupposti, le linee fondamentali, gli svolgimenti che ne conseguono. Fa’ che i Reggitori dei popoli elevino e dirigano il pensiero alla grandezza, alla dignità, ai benefici, ai meriti di così auspicata pace, e misurino i diritti di vita delle loro Nazioni, non con la lunghezza della loro spada né con l’estensione di ambiti vantaggi, ma secondo la santa norma della volontà e della legge divina.
O Spirito creatore, visita le menti dei tuoi fedeli e riempi i cuori della tua grazia; e finché durerà questo tempo di prove, con la onnipotenza dei tuoi doni, concedi a Noi, custode dell’ovile di Cristo, e a quanti ascolteranno la Nostra voce, di poter adempire e promuovere con ferma fede, lieta speranza e infiammata carità, la salutifera missione del Redentore lasciata ai suoi discepoli: Eritis mihi testes! sino al giorno in cui la Chiesa, deposte le gramaglie del suo indicibile dolore, potrà, riconoscente e giubilante, dinanzi al Dio di pace e al Sole di giustizia esclamare : «La destra del Signore ha fatto prodigi : la destra del Signore mi ha esaltata … Non morrò, ma vivrò, e racconterò le opere del Signore» (Ps. 117, 17). Così sia.
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