mercoledì 21 dicembre 2022

Il cardinale Kasper accenna al “dopo Francesco”

Un pontificato rivoluzionario caratterizzato dall'innesto di processi e dal cambiamento dei paradigmi nonché da un clericalismo politicante. Vedi indice articoli.
Il cardinale Kasper accenna al “dopo Francesco”

Nel corso di una recente intervista concessa ai giornalisti del Lazio, il cardinale Walter Kasper ha parlato molto liberamente degli esiti dell'attuale pontificato, nonché delle prospettive per il futuro della progressiva riforma della Chiesa che il "sinodo sulla sinodalità" [vedi] intende implementare.

Alla luce della storia, il cardinale Walter Kasper non sarà colui che contribuito contribuito meno all'elezione di Jorge Maria Bergoglio al soglio pontificio, aiutato in questo da diversi suoi colleghi che vedevano ben prima del 2013, nell'alto prelato argentino, la figura ideale per realizzare una riforma della Chiesa in un modo poco favorevole alla Tradizione.

Possiamo comunque considerare con interesse le analisi sviluppate dal teologo progressista a metà dicembre 2022, durante un incontro con l'Ordine dei giornalisti del Lazio dedicato al pontificato di papa Francesco.

Per il porporato il meccanismo messo in moto dal sinodo probabilmente non sarà concluso da papa Francesco: "Un tale processo di trasformazione non si realizza da un giorno all'altro, ci vuole tempo, un po' come un lungo respiro. Questo non si può fare in un solo pontificato, ce ne vorranno due o tre", spiega.

Un modo per riconoscere anche la natura dirompente di un sinodo chiamato a sconvolgere interi settori dell'etica cristiana e dell'ecclesiologia.

E mons. Kasper si rallegra del fatto che fede e dottrina non siano la priorità dell'attuale pontificato: "Nel Praedicate Evangelium [il documento sulla riforma della Curia promulgato da papa Francesco, ndr vedi] il Dicastero per l'evangelizzazione ha avuto la precedenza sul Dicastero per la Dottrina della Fede".
"Non predichiamo più il Dio che minaccia, condanna e punisce, ma un Dio che accoglie, accetta, perdona e riconcilia nell'amore. È un tono nuovo, che fa bene alla Chiesa, anche se non a tutti piace."
Un tono però non così nuovo – quello del relativismo – i cui effetti si fanno sentire abbastanza nella Chiesa da circa sessant'anni. È del resto sorprendente vedere che, pochi istanti dopo, il cardinale deplora la "crisi di identità" che sta attraversando il cattolicesimo, senza potervi scorgere il necessario nesso con l'arresto della fede e dei sui principi...
Tuttavia, l'alto presule tedesco riconosce che tale riformismo è tutt'altro che scontato: "Papa Francesco si trova in una situazione difficile. Da una parte i conservatori fondamentalisti, dall'altra i progressisti ideologici". Un modo indicare l'ambiguità dell'attuale pontificato.

Perché è proprio la questione del bilancio di quasi dieci anni di un inedito pontificato che appare implicito nell'intervista concessa ai giornalisti del Lazio dal cardinale Kasper, un bilancio di cui lui stesso è responsabile e che lo riguarda in prima persona, per essere stato il fulcro delle elezioni del 2013:
"Il successo dell'attuale pontificato sarà raggiunto attraverso i successori di papa Francesco", avverte il teologo che auspica che l'attuale regno "non sia un fatto passeggero, ma l'inizio di una nuova era".
E il Presidente emerito del Pontificio Consiglio per la Promozione dell'Unità dei Cristiani confida, in conclusione: "Speriamo di tenere ancora per qualche anno Francesco..."
Si può immaginare che al cardinale Kasper non sia risparmiato il timore di vedere un giorno tutta una vita di sforzi al servizio del progressismo passare nella botola dell'oblio della Storia della Chiesa. Perché, oltretevere, sappiamo più che altrove quanto la rupe Tarpea sia vicina al Campidoglio...
(Fonte: Il Messagero – FSSPX.Actualités)

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