martedì 20 dicembre 2022

Mons. Schneider: la messa tradizionale, anche a costo di un «esilio liturgico»

In occasione della Conferenza sull’identità cattolica organizzata fatta dalla rivista The Remnant l’1 e 2 ottobre 2022 a Pittsburgh (Stati Uniti), mons. Athanasius Schneider ha rilasciato diverse dichiarazioni. Troveremo qui le parole più significative del Vescovo ausiliare di Astana (Kazakhstan), sulla Messa tradizionale e sulla persecuzione a cui è sottoposta a Roma e nelle diocesi. Indice articoli sulla Traditionis custodes e successivi.

Su LifeSiteNews del 4 ottobre si potevano leggere queste parole tratte dal suo convegno di Pittsburgh: «Il potere attuale odia ciò che è santo, e quindi perseguita la Messa tradizionale».
Parole forti integrate da questo saggio appello: «ma la nostra risposta non dev’essere né rabbia né pusillanimità, ma una profonda sicurezza nella verità e pace interiore, gioia e fiducia nella Divina Provvidenza». Il presule ha anche affermato: «dichiarare la Messa riformata di papa Paolo VI espressione unica ed esclusiva della lex orandi del rito romano — come sta facendo Papa Francesco — viola la tradizione bimillenaria di tutti i romani pontefici, che non hanno mai mostrato una così rigida intolleranza».
E ha aggiunto: «non si può creare all’improvviso un nuovo rito — come ha fatto Paolo VI — e dichiarandolo voce esclusiva dello Spirito Santo ai nostri tempi, e allo stesso tempo tacciando il precedente rito — rimasto pressoché immutato nell’arco di almeno 1.000 anni — di essere carente e dannoso per la vita spirituale dei fedeli».

E precisa questa argomentazione, affermando che ciò «porta inevitabilmente alla conclusione che lo Spirito Santo contraddice Se Stesso».

Mons. Schneider va nel merito le critiche mosse, già nel 1969, dai cardinali Alfredo Ottaviani e Antonio Bacci nel loro Breve esame [qui]:
«Senza dubbio il Novus Ordo di Paolo VI — ha affermato — indebolisce la chiarezza dottrinale relativa al carattere sacrificale della Messa e indebolisce notevolmente il carattere di sacralità e di mistero del culto stesso». Mentre la Messa tradizionale contiene e irradia «un’eminente integrità dottrinale e sublimità rituale».

Ecco spiegata l’ostilità di quanti perseguitano la Messa tradizionale:
«Lo splendore della verità, della sacralità e della soprannaturalità del rito tradizionale della Messa preoccupa quei chierici che occupano alte cariche della Chiesa in Vaticano e altri che hanno abbracciato una nuova posizione teologica rivoluzionaria, più vicina alla visione protestante dell’Eucaristia e del culto, caratterizzata dall’antropocentrismo e dal naturalismo».

E insiste: Paolo VI è «il primo papa in duemila anni ad aver osato realizzare una rivoluzione dell’Ordo della Messa, un’autentica rivoluzione». Tale dichiarazione, nel periodo in cui mons. Schneider pubblica il suo libro La messa cattolica (Chorabooks), fa desiderare che scelga la celebrazione esclusiva della messa tradizionale, lui che per ora celebra anche la Messa di Paolo VI in determinate circostanze.

Tanto più che, nel resto del suo intervento, invita con forza i sacerdoti e i fedeli legati alla Messa tradizionale a non temere una forma di “esilio liturgico, accolto come una persecuzione sofferta per Dio.

Stabilisce poi questo parallelo storico: «l’attuale persecuzione contro un rito che la Chiesa romana ha custodito gelosamente e immutabilmente per almeno un millennio — quindi da molto prima del Concilio di Trento — sembra ora una situazione analoga alla persecuzione dell’integrità della fede cattolica durante la crisi ariana nel IV secolo».

«Coloro che all’epoca hanno mantenuto immutabile la fede cattolica sono stati banditi dalle chiese dalla stragrande maggioranza dei vescovi, e sono stati i primi a celebrare una sorta di messe clandestine».

E aggiunge al discorso dei persecutori: «possiamo dire agli uomini di chiesa spiritualmente accecati e arroganti dei nostri giorni — che disdegnano il tesoro del rito tradizionale della Messa e che perseguitano i cattolici che vi sono attaccati — “non riuscirete a sconfiggere e a estinguere il rito tradizionale della Messa”».
«Santo Padre Papa Francesco, Lei non riuscirà a estinguere il rito tradizionale della Messa. Perché? Perché sta combattendo contro l’opera che lo Spirito Santo ha intessuto così accuratamente e con tanta arte nel corso dei secoli e dei tempi».

La vera obbedienza nella Chiesa
Rispondendo alle domande di Michael Matt, direttore di The Remnant, il 13 ottobre mons. Schneider ha chiarito la natura della vera obbedienza nella Chiesa, con elementi di spiegazione che ricordano quelli sviluppati da mons. Marcel Lefebvre, più di 40 anni fa:

«Dobbiamo continuare anche se in alcuni casi diciamo che non possiamo obbedire al Papa in questo momento perché ha emanato questi comandamenti o ordini che ovviamente minano la fede, o che ci tolgono il tesoro della liturgia; è la liturgia di tutta la Chiesa, non la sua, ma quella dei nostri padri e dei nostri santi, quindi ne abbiamo diritto».

«In questi casi, anche se disobbediremo formalmente, obbediremo a tutta la Chiesa di sempre, e anche, con tale disobbedienza formale, apparente, faremo onore alla Santa Sede custodendo i tesori della liturgia, che è un tesoro della Santa Sede, ma che è temporaneamente limitata o discriminata da coloro che attualmente ricoprono alte cariche nella Santa Sede».

In un’intervista rilasciata il 28 ottobre al direttore di LifeSiteNews, John-Henry Westen, mons. Schneider torna sulla persecuzione, evocando il tempo delle catacombe:

«Un esempio di questo tipo di situazione, sia per i fedeli che per i sacerdoti – di essere in qualche modo perseguitati ed emarginati da chi occupa le alte cariche nella Chiesa, dai vescovi – è quello che abbiamo conosciuto nel 4° secolo, con l’arianesimo».

«In quel tempo i vescovi validi, i vescovi leciti, comunque la maggioranza di loro, perseguitavano i veri cattolici che conservavano la tradizione della fede nella divinità di Gesù Cristo, Figlio di Dio. Era la questione di vita o di morte per la verità, per la tradizione della fede. E così quelli venivano cacciati dalle chiese, costretti ad andare alle “radici”, alle messe all’aperto».

«In un certo senso, anche noi possiamo trovarci in situazioni del genere. Ed è già successo, soprattutto dopo Traditionis custodes. Ci sono luoghi dove le persone vengono letteralmente cacciate dalle parrocchie dove avevano avuto, per molti anni, la messa tradizionale in latino approvata da papa Benedetto XVI e dai vescovi locali».

«Oggi, nel nuovo contesto di Traditionis custodes, certi vescovi – ripeto – espellono letteralmente dalle chiese, dalle parrocchie, i migliori fedeli, i migliori sacerdoti: li espellono dalla chiesa parrocchiale che si chiama chiesa madre. E questi fedeli sono quindi costretti a cercare nuovi luoghi di culto, palestre, scuole o sale di riunione, etc.»

«È una situazione simile a una qualche forma di catacomba. Non sono letteralmente catacombe perché si può ancora celebrare pubblicamente, ma può essere paragonata al tempo delle catacombe perché non si possono utilizzare le strutture e gli edifici ufficiali della Chiesa».

E ricorda ancora cosa sia veramente l’obbedienza nella Chiesa:
«Dobbiamo chiarire il vero concetto e significato dell’obbedienza. San Tommaso d’Aquino dice che l’obbedienza assoluta, incondizionata, la dobbiamo solo a Dio, ma a nessuna creatura, nemmeno al Papa stesso. L’obbedienza verso il Papa e i vescovi nella Chiesa è dunque un’obbedienza limitata».

«Quindi, quando il Papa o i vescovi ordinano qualcosa che mina manifestamente la pienezza della fede cattolica e la pienezza della liturgia cattolica – quel tesoro della Chiesa, la Messa tradizionale latina –, è dannoso perché mina la purezza della fede; minando la purezza della santità della liturgia, miniamo tutta la Chiesa».
«Riduciamo il bene della Chiesa, il bene spirituale della Chiesa. Riduciamo il bene delle nostre anime. E a questo, non possiamo collaborare. Come potremmo collaborare a sminuire la purezza della fede, come potremmo collaborare a sminuire il carattere sacro, sublime della liturgia della Santa Messa, la millenaria Messa tradizionale di tutti i santi?»

In una situazione del genere, abbiamo l’obbligo (non si tratta solo di dire che «possiamo» in certe occasioni) di dire al Santo Padre, ai vescovi, «con tutto il rispetto e l’amore che vi dobbiamo, non possiamo eseguire questi ordini che date perché nuocciono al bene della nostra santa Madre Chiesa».

«Quindi dobbiamo cercare altri luoghi, essendo anche in qualche modo formalmente disobbedienti. Ma in realtà saremo obbedienti alla nostra santa Madre Chiesa, che è più grande di ogni papa particolare. La Santa Madre Chiesa è più grande di un papa particolare! E così, obbediamo alla nostra santa Madre Chiesa».

«Obbediamo ai papi di tutti i tempi che hanno promosso, difeso, protetto la purezza della fede cattolica, incondizionatamente, senza compromessi, e che hanno anche difeso la santità e l’immutabile liturgia della Santa Messa nel corso dei secoli». - Fonte FSSPX.news.

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