Nel Vatican Monday del 19 ottobre 2022, il vaticanista Andrea Gagliarducci fa notare un fatto passato inosservato alla stampa mainstream: durante l'Angelus domenicale del 2 ottobre, il Papa ha deciso di sopprimere, per la seconda volta nel suo pontificato, il commento spirituale del Vangelo, che è "segno che, per il Papa, [l'esposizione del] la situazione concreta viene prima della predicazione, quando le cose si fanno urgenti".
Si domanda se il pontificato di Francesco non sia prima di tutto un pontificato politico. Il 2 ottobre, infatti, Francesco ha preferito parlare della situazione in Ucraina piuttosto che commentare il Vangelo, come aveva fatto nel 2013 per la Siria. Tuttavia, "il Papa ha sempre chiesto una Chiesa in uscita, missionaria e non autoreferenziale".
"Ha ripetutamente sottolineato l'importanza di partire dal Vangelo, distribuendo anche piccoli libri contenenti i quattro Vangeli alla fine dell'Angelus, e chiedendo a tutti di leggerne ogni giorno un brano."
Tuttavia, nota il giornalista italiano, "per Francesco a volte l'aspetto politico sembra venire prima dell'aspetto religioso. In generale, le decisioni politiche sono presentate da lui partendo da fatti spirituali. Ma, in nome di una certa realtà [o attualità], papa Francesco propone il fatto concreto, fedele al principio secondo cui «le realtà sono più importanti delle idee», già sottolineato nella Evangelii gaudium [2013]".
E ricorda: "Il Papa diventa davvero concreto quando entra nel dibattito pubblico. Per sua stessa ammissione, la Laudato si’ [2015 vedi qui - qui - qui ] è nata da una richiesta esterna alla Chiesa di produrre un documento sul tema in occasione del vertice di Parigi sul clima, nel 2015".
Questa priorità politica è ancora più chiara nella scelta dei due recenti viaggi in Kazakistan e Bahrain. Su La Nuova Bussola Quotidiana dell'8 ottobre, Stefano Chiappalone lo afferma senza mezzi termini: "l viaggio apostolico di Papa Francesco in Bahrein, appena annunciato, sembra ricalcare quello compiuto recentemente in Kazakistan" [vedi].
"Al centro dialogo e coesistenza, con il pontefice che assume il ruolo di relatore in congressi da cui, peraltro, rischia di passare (al di là delle intenzioni) un messaggio relativista più che apostolico.
Da Abu Dhabi al Bahrain passando per il Kazakistan [vedi indice articoli]
Il giornalista italiano ricorda che i viaggi apostolici "generalmente – come dice il nome stesso – hanno un obiettivo, appunto, apostolico: ovunque vada, il Papa si reca a compiere il mandato di «annunciare il Vangelo a ogni creatura» (Mc 16,15) e – compito specifico del successore di Pietro – «confermare nella fede i fratelli» (Lc 22,32)."
E nota che "Per esempio ad Assisi, dove il 24 settembre si è recato per l’evento Economy of Francesco [qui] (non è chiaro se si tratti del santo di Assisi o del Santo Padre o di entrambi), incentrato sulla lettura e la firma di un Patto per l’economia dei giovani con il Papa, ispirato soprattutto all’enciclica Laudato si’ e alle consuete parole chiave su lavoro dignitoso, lotta all’inquinamento, no alla cultura dello scarto e così via
Visita inconsueta per un pontefice, perché il tema dell’economia era non solo prevalente, ma unico. Totalmente assente nel programma qualsiasi momento di preghiera."
Allo stesso modo, "i viaggi in Kazakistan e Bahrein sono esplicitamente ispirati all’“agenda” di Abu Dhabi. In entrambi i casi è immediato il richiamo al documento «sulla fratellanza umana per la pace e la convivenza comune», firmato da Francesco e dal Grande Imam nel 2019.
"«La visita del Papa in Bahrein è una prosecuzione del cammino già iniziato ad Abu Dhabi», ha dichiarato mons. Paul Hinder, già vicario apostolico dell’Arabia meridionale. Documento, peraltro, non esente da controversie, specie per il passaggio relativo alla pluralità delle religioni frutto di «una sapiente volontà divina»". Si veda in proposito la dichiarazione del Superiore Generale della Fraternità San Pio X del 24 febbraio 2019:
"Il Documento sulla fratellanza umana, per la pace mondiale e la comune coesistenza, firmato da papa Francesco e dal Grande Imam di Al-Azhar non è altro che una casa costruita sulla sabbia. Non solo, è anche un’empietà che disprezza il primo comandamento e che fa dire alla Saggezza di Dio, incarnatasi in Gesù Cristo morto per noi sulla Croce, che «il pluralismo e le diversità di religione» sono una «sapiente volontà divina»."
Tali affermazioni sono in antitesi rispetto al dogma che afferma che la religione cattolica è l’unica vera religione (cf. Sillabo, proposizione n° 21). Si tratta di un dogma, e ciò che a esso si oppone prende il nome di eresia. Dio non può contraddirsi."
In conclusione Stefano Chiappalone sottolinea un "un ultimo aspetto che aiuta a comprendere l'importanza attribuita a questi viaggi (recenti e programmati). Ingravescente aetate, ma soprattutto per le difficoltà di deambulazione, il Santo Padre ha dovuto progressivamente “ridurre il carico”: per esempio, rinunciando nello scorso luglio al viaggio in Congo, e anche in San Pietro generalmente si limita a presiedere le funzioni, senza poterle celebrare interamente."
"Dunque, partecipare a questi
convegni nonostante le difficoltà è evidentemente considerato prioritario: e sia lecito allora sollevare qualche rispettosa perplessità, pro opportunitate, sul rischio insito in questo tipo di eventi, cioè che – come già accaduto e a prescindere dalle intenzioni – la stragrande maggioranza finisca per vedere il dialogo senza la missione e capire una cosa sola: che in fondo una religione vale l'altra."
(Fonte FSSPX.Actualités/DICI n°426 – FSSPX.Actualités)
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