Combinazione, proprio mentre in questi giorni vado elaborando diversi testi sul Latino, scopro che il 13-14 Aprile 2023 si celebra la Giornata mondiale della Lingua Latina. Di seguito avevo riesumato l'evento del 2021. Ora arricchisco le citazioni per meglio celebrarlo in diretta. Peccato che la realtà poco corrisponda alle celebrazioni. Qui l'indice degli articoli su Latino, Lingua classica, sacra e vincolo di unità tra popoli e culture
Alcune citazioni dalla Veterum sapientia di Giovanni XXIII
«La lingua latina, che “possiamo veramente chiamare cattolica”1, essendo consacrata dal costante uso che ne ha fatto la Sede Apostolica, madre e maestra di tutte le Chiese, è da ritenersi “un tesoro […] di incomparabile valore”2, una porta che mette a diretto contatto con le cristiane verità tramandate dalla tradizione e con i documenti dell’insegnamento della Chiesa3; e, infine, un vincolo efficacissimo che ricollega in mirabile e inalterata continuità la Chiesa di oggi con quella di ieri e di domani.
Non v’è poi nessuno che possa mettere in dubbio l’efficacia tutta speciale che hanno sia la lingua latina sia, in generale, la cultura umanistica nello sviluppare e formare le tenere menti dei giovani. Essa infatti coltiva, matura, perfeziona le migliori facoltà dello spirito; dà destrezza di mete e finezza di giudizio, allarga e consolida le giovani intelligenze perché possano abbracciare e apprezzare giustamente ogni cosa; e, infine, insegna a pensare e parlare con ordine sommo»
(Giovanni XXIII, Cost. ap. Veterum sapientia §§ 8-9)
__________8. Praetereaque lingua Latina, quam dicere catholicam vere possumus (1), utpote quae sit Apostolicae Sedis, omnium Ecclesiarum matris et magistrae, perpetuo usu consecrata, putanda est et thesaurus ... incomparandae praestantiae (2), et quaedam quasi ianua, qua aditus omnibus patet ad ipsas christianas veritates antiquitus acceptas et ecclesiasticae doctrinae monumenta interpretanda (3); et vinculum denique peridoneum, quo praesens Ecclesiae aetas cum superioribus cumque futuris mirifice continetur.
9. Neque vero cuique in dubio esse potest, quin sive Romanorum sermoni sive honestis litteris ea vis insit, quae ad tenera adulescentium ingenia erudienda et conformanda perquam apposita ducatur, quippe qua tum praecipuae mentis animique facultates exerceantur, maturescant, perficiantur; tum mentis sollertia acuatur iudicandique potestas; tum puerilis intellegentia aptius constituatur ad omnia recte complectenda et aestimanda; tum postremo summa ratione sive cogitare sive loqui discatur.
____ 1. Cfr Pius XI, Epist. Ap. Offιciorum omnium, 1 Aug. 1922: A.A.S. 14 (1922), 453.
(11) Pius XII, Alloc. Magis quam, 23 Nov. 1951: A.A.S. 43 (1951) 737.
(12) Leo XIII, Epist. Encycl. Depuis le jour, 8 Sept. 1899: Acta Leonis XIII 19 (1899) 166.
(11) Pius XII, Alloc. Magis quam, 23 Nov. 1951: A.A.S. 43 (1951) 737.
(12) Leo XIII, Epist. Encycl. Depuis le jour, 8 Sept. 1899: Acta Leonis XIII 19 (1899) 166.
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Alcune considerazioni del grande latinista e cardinale Bacci
per la Giornata della Lingua Latina
Nel 2021 per la prima volta, il 9 e il 10 aprile, è stata celebrata la Giornata Mondiale della Lingua Latina. Riprendiamo da Radio Spada alcune parole del cardinale Antonio Bacci (1885-1971), grande latinista, tratte da una intervista rilasciata all’Osservatore Romano della Domenica del 18 marzo 1962 (XXIX-11, p. 3).
«Il decadimento dello studio del latino è da lamentare dovunque, in Italia e all’estero, in ogni ordine e grado di scuole dove il latino è materia basilare o soltanto accessoria. Mi domanderete le ragioni. A mio parere, sono due: la prima si deve ricercare nell’utilitarismo che caratterizza la nostra epoca. Oggi interessa soltanto quello ch’è utile, pratico, quello ’’che serve”; con il tramonto dell’umanesimo, si è spento ogni amore alla cultura di per se stessa. La seconda ragione è che oggi lo studio del latino non è impartito per fare amare questa mirabile lingua, tutt’altro: la si studia come una lingua morta, archeologica, cioè da un punto di vista freddamente scientifico. Gli insegnanti di latino sono dei filologi puri che insegnano la grammatica, la sintassi, la critica dei testi, ma rendono arido l’insegnamento. Vorrei citare, a questo proposito, Plutarco che diceva: «I giovani non sono dei vasi da riempire, ma delle fiaccole da accendere». Ora, i ragazzi nostri seguono le lezioni di latino sbadigliando, imparano pappagallescamente delle regole, si aiutano nelle traduzioni con i «traduttori», e non sanno scrivere in latino perché, anche uscendo dal liceo classico, e cioè dopo molti anni di studio, conoscono la parte lessicale, ma non conoscono praticamente l’uso della lingua […] Non c’è nulla di più formativo per l’intelligenza di un giovane che lo studio razionale della lingua latina. Noi italiani, inoltre non si può comprendere appieno la bellezza della nostra lingua moderna, in tutte le sue sfumature senza lo studio del latino. Altrettanto si può dire per tutte le lingue neolatine; mentre nelle lingue anglo-sassoni un terzo dei vocaboli correnti è di origine latina. Il latino, comunque, è una lingua straordinariamente logica, quadrata; forse l’espansione della civiltà romana si deve anche alla forza di suggestione, alla chiarezza estrema della lingua di Roma; o almeno è un coefficiente molto importante.
Trascurare il latino, oggi, è errore gravissimo. Anzitutto, il latino aiuta estremamente anche gli uomini di scienza non soltanto per creare un linguaggio di universale intelligenza; ma perché il latino ha la stessa logicità di un ragionamento scientifico. Il latino fa pensare; è ormai acquisito che i giovani che riescono bene in matematica, sono anche ottimi latinisti […] nella Chiesa il latino è potuto rimanere anche oggi lingua viva per il fatto che essa non si è rinchiusa nella torre d’avorio del latino ciceroniano, ma usa tre latini a seconda degli scopi che si prefigge; e cioè il latino classico per la compilazione dei grandi documenti Pontifici, il latino curiale presso le Congregazioni della S. Sede, ed il latino scolastico cioè scorrevole, piano, facile nell’insegnamento degli Atenei e dei Seminari, arricchendolo dei nuovi vocaboli necessari a questo scopo, come ho fatto io pure nel mio lessico delle parole moderne».
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