L'imperatore Tiberio propose al Senato romano
di riconoscere Gesù Cristo come Dio.
di Antonio Socci
La prima volta in cui un "parlamento" si è trovato di fronte al "caso Gesù". Ne parla, con un piccolo scoop, la rivista internazionale "Aevum". Si tratta nientemeno del Senato di Roma, addirittura nell'anno 35, dunque pochi mesi dopo l'esecuzione capitale dell'uomo di Nazaret, mentre erano ancora ben vivi Pilato, Caifa e tutti i protagonisti di quel "processo".
L'imperatore Tiberio in quell'anno ha proposto al Senato - cui spettavano le decisioni sul culto - di riconoscere quel Gesù come "dio". Possibile? Cos'era accaduto? Quali notizie erano arrivate all'imperatore? Innanzitutto colpisce una concomitanza: proprio in quello stesso periodo, Tiberio invia in Oriente Vitellio il quale, arrivato a Gerusalemme, rispedisce Pilato a Roma e destituisce Caifa dalla carica di Sommo Sacerdote. È un provvedimento punitivo che ha qualcosa a che fare con l'illegale condanna di Gesù?
Marta Sordi da anni studia questa storia straordinaria. La sua indagine comincia da un autore cristiano, Giustino il quale scrive nell'Apologia, attorno al 150 d.C., che vi fu una relazione di Pilato a Tiberio sulla vicenda di Gesù. Giustino fu un intellettuale, visse e insegnò a Roma dove morì martire nel II secolo e se - per quella relazione di Pilato - egli rinvia i suoi contemporanei agli archivi imperiali, è segno che non teme smentite.
Pilato dunque forniva a Tiberio notizie circa la fede nella divinità di questo Gesù che si stava diffondendo in Palestina, dove - secondo molte testimonianze - il galileo, ucciso il 7 aprile del 30, era ritenuto da molti risorto e vivente. Tale relazione andata perduta - da non confondere con i vari apocrifi messi in circolazione secoli dopo - probabilmente spiegava che non vi erano pericoli di tipo politico in questo nuovo movimento ebraico e riferiva l'ostilità di alcuni capi del Tempio. I quali si erano resi responsabili nel 34 di abusi come la lapidazione di Stefano. Abusi che probabilmente spiegano la concomitante destituzione di Caifa e Pilato.
Nella relazione di Pilato saranno state contenute anche le testimonianze ricevute dai soldati di guardia al sepolcro di Gesù. Le informazioni dovevano essere impressionanti, perché Tiberio "sotto il cui regno il nome cristiano ha fatto il suo ingresso nel mondo" secondo Tertulliano "sottomise al Senato i fatti... Il Senato" aggiunge Tertulliano "non avendo esso stesso verificato questi fatti votò contro".
In sostanza il Senato si oppose alla proclamazione dell'ebreo Gesù come "dio" e automaticamente il cristianesimo diventò "superstitio illicita", però con il veto imperiale alle persecuzioni, che sarebbero cominciate solo trent'anni dopo, con Nerone.
È verosimile questa cronaca fatta da Tertulliano verso il 197 d C, cronaca poi confermata da Eusebio di Cesarea, Gerolamo e Orosio? Sì, è attendibile per un motivo molto serio spiegato dallo storico ebreo Edoardo Volterra: Tertulliano era un cristiano che scriveva in anni di persecuzioni, non aveva alcun interesse a inventare l' esistenza di un senatoconsulto che aveva dichiarato il cristianesimo una "superstitio illicita". Anzi, aveva l'interesse opposto. Proprio l'esistenza di quel senatoconsulto infatti rendeva legali le persecuzioni contro i cristiani.
Ma è davvero ragionevole credere che l'imperatore Tiberio, l'uomo più potente del pianeta, abbia proposto al Senato nel 35 di proclamare "dio" quel Gesù, figlio di un carpentiere di Nazaret, ammazzato col supplizio più orrendo? Come riferisce Minucio Felice "i romani sono soliti invitare da ogni parte gli dèi ad essere loro ospiti". Per Tiberio era un atto politico. Il pantheon imperiale doveva accogliere tutte le divinità dei popoli governati e Tiberio in quei mesi era impegnato a dare vari segni di distensione e di pacificazione ai giudei di quella turbolenta regione dell'impero. Evidentemente le notizie che aveva avuto su quell'uomo e sulla diffusione della fede nella sua resurrezione e nella sua divinità dovevano essere impressionanti.
Secondo Marta Sordi c'è una conferma storica di quel "senatoconsulto" e sta negli atti del processo celebrato a Roma, attorno al 183, sotto Commodo, a carico del senatore Apollonio che fu messo a morte appunto per Cristianesimo "in base a un senatoconsulto". Quello voluto da Tiberio nel 35. Adesso, Ilaria Ramelli e la stessa Sordi pubblicano su "Aevum" un nuovo documento: un frammento del neoplatonico Porfirio di Tiro (233-300) che si trova inserito nell'Apocriticus di Macario di Magnesia (libro II, cap 14) in cui si fa riferimento ancora al "senatoconsulto" contro i cristiani. Una nuova conferma.
Perché finora era stato pregiudizialmente svalutata la notizia relativa a Tiberio e Gesù? Perché dimostra che le stesse fonti di informazione imperiali, pagane, di cui disponeva Tiberio confermavano quanto i cristiani dicevano di Gesù (a cominciare dalla sua resurrezione) e perché documenta che Gesù era adorato come Dio già dai suoi contemporanei e non vi è stata - come invece ritiene una certa teologia modernista - una idealizzazione, successiva di molti decenni, da parte dei posteri. Nel 35 dunque il Senato votò "no". Ma la vittoria del cristianesimo era inesorabile e nel 313 sulle insegne di quell'impero romano fu davvero tracciata la croce: nel nome di Gesù da Roma fu forgiata tutta la nostra civiltà europea.
[Fonte: Il Giornale - 16/3/2005]
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