venerdì 28 aprile 2023

L'intervento del vescovo Vitus Huonder: un passo verso la riabilitazione della FSSPX?

Nella nostra traduzione da Riposte Catholique l'interessante posizione del vescovo Vitus Huonder nei confronti della FSSPX. Precedenti: qui  - qui - qui. Il suo nome figura nell'elenco dei sostenitori dei Dubia dei quattro Cardinali su Amoris laetitia qui.

L'intervento del vescovo Vitus Huonder: 
un passo verso il superamento della connotazione negativa della FSSPX?

Mons. Vitus Huonder, 81 anni, vescovo emerito della vasta diocesi di Chur, Svizzera, grande amico della Fraternità San Pietro, per la quale ha effettuato diverse ordinazioni, è andato in pensione nel 2019 e si è ritirato in una scuola della Fraternità di San Pio X, nella Svizzera tedesca, l'Istituto Santa Maria de Wangs.

Si sarebbe pensato che la FSSPX avrebbe chiesto a questo illustre ospite di amministrare ordinazioni, cresime, visitare i conventi del mondo; il che avrebbe assunto non poca importanza. Allo stesso modo, Mons. Huonder avrebbe potuto continuare a celebrare e ordinare per la Fraternità San Pietro e gli altri istituti ex-Ecclesia Dei. Ma i tempi, a quanto pare, non erano maturi.

Sono comparsi tuttavia segnali di “disgelo” su iniziativa del distretto tedesco della FSSPX. A Pentecoste 2021, il vescovo Huonder ha celebrato una messa pontificia al seminario di Zaitzkofen, messa al trattatofaldistorio, come vescovo ospite. Nella Pasqua 2023, si è trattato di un pontificale al trono, analogamente ai vescovi della FSSPX, che il vescovo Huonder ha celebrato in questo stesso seminario in Germania. Pare che gli iano state richieste diverse cerimonie di cresima, che abbia tenuto prediche. E per il Giovedì Santo 2023, sempre a Zaitzkofen, Mons. Huonder ha proceduto alla consacrazione degli Oli Santi, così i vescovi della FSSPX – cioè analogamente gli altri vescovi della FSSPX – del Nord America e del sud, a Econe.

Ciò non è piaciuto ai “resistenti” (sacerdoti francesi dell'obbedienza del Vescovo Williamson ) e nemmeno a tutti i sacerdoti della suddetta Fraternità, che hanno parlato senza mezzi termini di “lupo nell'ovile”. Ma di un male, vien fuori un bene più grande: Piusfilm/Certamen, il produttore video della FSSPX in Germania, ha appena pubblicato, forse in risposta a queste critiche, "La grande ferita, parte I", in cui Mons. Huonder si esprime: Il mio Cammino verso la FSSPX – con il vescovo Vitus Huonder (La grande ferita | parte 1) – YouTube (attivare i sottotitoli). Egli ci tiene con calma, nel suo modo molto caratteristico.[1], osservazioni che si potrebbero definire atte ad attestare da parte di un vescovo, certamente emerito, ma del tutto “ufficiale”. Ne estraiamo, le seguenti citazioni  Le Forum Catholique, che un lettore, Chicoutimi, si è preso la briga di trascrivere.
“[Paolo VI], in apparenza conservatore, diceva Mons. Huonder, era molto favorevole agli ambienti liberali e progressisti. Li ha favoriti. L'introduzione della nuova liturgia della Messa nel 1969, […] ha conferito a questo pontificato un'importanza particolare. Iniziò così il grande Calvario della Chiesa, realizzato dall'interno. Doveva durare fino ad oggi. Negli ultimi decenni nulla ha portato alla dissoluzione dell'unità della Chiesa quanto il nuovo Ordo liturgico».
Il vescovo emerito di Coira prosegue sul pontificato di Giovanni Paolo II:
“Possiamo chiamarlo il pontificato di attuazione e consolidamento delle aperture del Vaticano II. Ciò si riflette in particolare in numerose encicliche e altri scritti dottrinali, nella pubblicazione del nuovo Codice di Diritto Canonico (1983), così come nello sviluppo del Catechismo della Chiesa Cattolica (1992). In questo contesto, va sottolineata l'iniziativa del Papa per il cosiddetto incontro di Assisi (27 ottobre 1986). È stato un incontro di preghiera con i rappresentanti delle religioni del mondo. Per molti credenti, questo evento è stato un enorme shock. È stato accompagnato da una notevole perdita di fiducia nei vertici della Chiesa e nella loro ortodossia”.
Su Benedetto XVI:
“Il suo è un pontificato di continuità, comunque di volontà di continuità. Papa Benedetto XVI ha percepito come pochi altri lo strappo creato nella Chiesa dal Vaticano II e dal periodo che ne è seguito. Ha cercato di ricucire questo strappo attraverso una teologia della continuità, soprattutto per quanto riguarda la liturgia. A tal fine, ha sviluppato quella che viene chiamata l'ermeneutica della continuità. Il suo pontificato è un pontificato di conciliazione, anche di tentativo di sanare una ferita. Papa Benedetto XVI ha cercato di porre rimedio alle conseguenze negative del Concilio. A questo proposito va evidenziato l'anno 2007, quello della lettera apostolica motu proprio Summorum Pontificum 7 luglio dello stesso anno. Con questa lettera il papa ha voluto restituire alla Chiesa la tradizionale liturgia romana. Allo stesso modo, ha revocato l'ingiusta scomunica di Mons. Lefebvre e dei vescovi della Fraternità (2009) da lui consacrati. Ha così parzialmente riparato un'ingiustizia che gravava sulla Chiesa”.
E per Francesco :
“'Possiamo chiamare il suo pontificato, così come si sta delineando fino ad oggi, un pontificato di rottura. È una rottura con la Tradizione. Ciò si traduce nel fatto che non cessa mai di reprimere la Tradizione e i fedeli che ad essa sono legati. D'altra parte, compie atti che vanno chiaramente contro la Tradizione (ad esempio, atti di culto sincretici, come in Canada). Questa volontà di rottura si manifesta in particolare nelle due lettere apostoliche Traditionis custodes (16 luglio 2021) e Desiderio desideravi (29 giugno 2022). Con queste lettere il papa vuole sradicare la liturgia romana tradizionale. Inoltre, si mostra un ardente difensore della cosiddetta religione universale. Per molti devoti, questo è un ostacolo. Infine, per quanto riguarda la Fraternità, è stata importante la sua decisione sulla giurisdizione della confessione e sul potere di celebrare i matrimoni”.
E alla fine, sempre in modo pacato e composto, Mons. Huonder loda Mons. Lefebvre, di fronte a questa terribile crisi della Chiesa. Addirittura veste, in un certo senso, i panni del fondatore della FSSPX spiegando che anche lui ha detto a papa Francesco di accogliere gli atti del Vaticano II, ma «nel senso della tradizione».

Questo intervento è senza dubbio da intendersi, all'interno della FSSPX, nel contesto delle attuali riflessioni sulla consacrazione di uno o più nuovi vescovi. L'evento, se interverrà, non sarà facile da “cavalcare”, non tanto nei confronti di Roma quanto della stessa FSSPX. Perché nel 1988 era stato monsignor Lefebvre a designare, con la sua autorità, i quattro vescovi che aveva consacrato. Oggi sarà padre Pagliarani e i suoi assistenti, oppure il capitolo generale, a designarli, comunque non con la stessa autorità. Alcuni, in Germania in particolare, vogliono dimostrare che se la FSSPX ha perso il vescovo Williamson, ha vinto il vescovo Huonder, e quindi ha ancora quattro vescovi?

In ogni caso, se la messa in campo del vescovo Huonder continuasse, ciò contribuirebbe molto alla normalizzazione della FSSPX e a ridarle peso nel dibattito pubblico. Possiamo immaginare che, allo stesso tempo, si potrebbe dare all'ex vescovo di Coira il “permesso” di celebrare anche fuori dalla FSSPX? Tutto AMDG e per il maggior beneficio della Chiesa.
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[1]. Durante l'ordinazione nel rito tradizionale di un sacerdote della sua diocesi, nella sua cattedrale di Coira, l'8 dicembre 2018, aveva pronunciato una predica in italiano a favore del... clericalismo.
[Traduzione a cura di Chiesa e post-concilio]
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