venerdì 21 aprile 2023

Novità sulla datazione del primo vangelo

Un precedente interessante: 7Q5, il frammento papiraceo di Qumran databile al 50 d.C. circa, contenente Marco 6, 52-53 [vedi].

Novità sulla datazione del primo vangelo

L'Accademia austriaca delle scienze (OeAW) ha appena annunciato la scoperta di un frammento del Vangelo secondo Matteo presentato come la versione più antica di un brano del Nuovo Testamento fino ad oggi conosciuta. Viene così confermata l'ipotesi tradizionale di una datazione precoce del primo dei nostri Vangeli.

Dobbiamo tornare indietro di circa mille anni: monaci copisti di Terra Santa cancellarono, graffiandola, una pergamena per riutilizzarla. Questa cosiddetta tecnica del palinsesto si spiega con la scarsità, e quindi con il prezzo elevato, dei materiali necessari alla scrittura.

Diversi secoli dopo, il palinsesto in questione divenne proprietà della Santa Sede, che lo custodiva nella Biblioteca Apostolica Vaticana e lì trovato dal ricercatore Grigory Kessel che iniziò a cercare i testi raschiati dai monaci.

La tecnica della fotografia ultravioletta permette al ricercatore dell'OeAW di svelare i segreti della pergamena che contiene infatti due frammenti del Vangelo di San Matteo scritti in antico siriaco, e che lo scienziato data al III e VI secolo d.C.

Si tratta di una scoperta importante, in quanto sarebbe la versione più antica conosciuta di un testo del Nuovo Testamento, come riportato dall'OeAW il 6 aprile 2023. Attenzione ai termini: per versione deve includere una traduzione del testo sacro in un lingua diversa dalla lingua originale, in questo caso il siriaco.

Infatti la lingua originale del Vangelo di san Matteo è il greco, anche se è possibile che l'apostolo lo abbia scritto prima in lingua ebraica. San Girolamo riferisce di aver consultato un testo ebraico contenente il Vangelo di San Matteo.

Quanto all'originale greco, il codex sinaiticus, scritto su pergamena anticamente conservata nel monastero di Santa Caterina del Monte Sinai, e ora alla British Library, è ritenuto la copia più completa dei nostri vangeli: risale al IV secolo della nostra era. Ma esistono frammenti dei vangeli più antichi, conservati su papiro.

Uno dei frammenti portati alla luce da Grigory Kessel racconta l'episodio in cui i discepoli di Gesù raccolgono spighe di grano in giorno di sabato. Corrisponde quindi a quasi tutto il capitolo 12 del Vangelo di Matteo. "Grigory Kessel ha fatto una grande scoperta grazie alla sua profonda conoscenza degli antichi testi siriaci e delle caratteristiche della scrittura", ha esultato Claudia Rapp.

La direttrice dell'Istituto per la ricerca medievale dell'Accademia austriaca si rallegra: «Questa scoperta dimostra quanto possa essere produttiva e importante l'interazione tra le moderne tecnologie digitali e la ricerca di base nel caso di manoscritti medievali.»

Un testo preziosissimo per la storia della trasmissione evangelica
Questa versione in siriaco antico è solo il terzo frammento conosciuto del Vangelo in questa lingua. Esistono versioni siriache più complete ma scritte in una lingua più recente, la più nota è la Peshitta [Rielaborazione della Vecchia siriaca databile al 435 che rappresenta tuttora la versione di riferimento delle chiese orientali di lingua siriaca -ndT].

Questa nuova scoperta è importante, perché consente di consolidare la datazione precoce del Vangelo secondo San Matteo: se la versione siriaca scoperta da Grigory Kessel risale al III secolo, ciò significa che era già ampiamente diffuso in Medio Oriente in quel periodo, dato il tempo occorrente per copiare un manoscritto.

Ciò ci permette di risalire ancor più indietro nel tempo al testo originale in greco che serviva per la elaborazione del testo siriaco.
(Fonti: The Jerusalem Post/Valeurs actuelles/Le monde de la BibleFSSPX.Actualités) Illustrazione: The Jerusalem Post 
[Traduzione a cura di Chiesa e post-concilio]

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