21 marzo: oggi Santa Romana Chiesa fa memoria di San Benedetto da Norcia (480-547), Patriarca del monachesimo occidentale.
Un patrimonio identitario, quello dell'Europa dei popoli cristiani che, oggi, dev'essere riscoperto e rivissuto in quanto base per il presente, e insegnamento per il futuro. Vedi: Le 'impronte' di S. Benedetto nella Chiesa e nella storia in un'Omelia del Card. Siri e negli insegnamenti di dom Guéranger qui. Sui Benedettini di Norcia a partire da qui.
La vocazione alla vita religiosa in generale, e quella alla vita anacoretica in particolare, è dono incommensurabile della grazia divina. La scelta del monaco è quella più generosa e coraggiosa che un essere umano possa compiere. Monaci e monache d'ogni tempo, quei solitari che hanno rinunciato a sé per cercare nella solitudine e nel silenzio l'incontro con il Solo, stanno come guardiani ai confini di questo mondo.
Oggi purtroppo le vocazioni sono pervertite e soffocate dalla corruzione dottrinale, come fiori che non possono sbocciare sommersi dalla pece. Pochissime le eccezioni, che pure - grazie a Dio! - ancora esistono, nonostante la rivoluzione bergogliana che ha toccato anche gli ordini contemplativi. Precedenti sui cambiamenti nella vita claustrale in genere [qui - qui - qui] e con riferimento alla Traditionis custodes [qui].
Che San Benedetto e tutti i suoi santi figli e figlie preghino per noi, per l'Italia per l'Europa e per il mondo intero.
La Croce di San BenedettoPapa Benedetto XIV ne ideò il disegno e
col “Breve” del 1742 approvò la medaglia concedendo delle indulgenze a coloro che la portano con fede. Sul diritto della medaglia, San Benedetto tiene nella mano destra una croce elevata verso il cielo e nella sinistra il libro aperto della santa Regola. Sull‘altare è posto un calice dal quale esce una serpe per ricordare un episodio accaduto a San Benedetto: il Santo, con un segno di croce, avrebbe frantumato la coppa contenente il vino avvelenato datogli da monaci attentatori. Attorno alla medaglia, sono coniate queste parole: “EIUS IN OBITU NOSTRO PRESENTIA MUNIAMUR” (Possiamo essere protetti dalla sua presenza nell’ora della nostra morte). Sul rovescio della medaglia, figura la croce di San Benedetto e le iniziali dei testi. Questi versi sono antichissimi. Essi appaiono in un manoscritto del XIV sec. a testimonianza della fede nella potenza di Dio e di San Benedetto. La devozione della Medaglia o Croce di San Benedetto, divenne popolare intorno al 1050, dopo la guarigione miracolosa del giovane Brunone, figlio del conte Ugo di Eginsheim in Alsazia. Brunone, secondo alcuni, fu guarito da una grave infermità, dopo che gli fu offerta la medaglia di San Benedetto. Dopo la guarigione, divenne monaco benedettino e poi papa: è san Leone IX, morto nel 1054. Tra i propagatori bisogna annoverare anche san Vincenzo de’ Paoli.
Crux Sancti Patris Benedicti Non Draco Sit Mihi Dux Crux Sacra Sit Mihi Lux Vade Retro Satana Numquam Suade Mihi Vana Sunt Mala Quae Libas Ipse Venena Bibas |
"Croce del Santo Padre Benedetto, non sia il demonio il mio condottiero, la Santa Croce sia la mia luce. Allontanati, Satana! Non mi attirare alle vanità, sono mali le tue bevande, bevi tu stesso i tuoi veleni!" |
Preghiera a San Benedetto, Abate
Per quel zelo veramente apostolico con cui voi, o gran patriarca San Benedetto, spezzaste gli idoli, atterraste i templi, bruciaste i boschi sacri che tenevano gli abitatori del Monte Cassino fra le tenebre del paganesimo, e stabiliste in tutti quei dintorni la fede di Gesù Cristo, quindi gettaste, con la fondazione del vostro monastero, i fondamenti di quel grand’Ordine che diede alla santa Sede più di quaranta Pontefici, al sacro Collegio più di duecento Cardinali, alla Chiesa più di tremila Santi canonizzati, oltre infiniti coltivatori alle lettere ed alle scienze: ottenete a noi tutti la grazia d’impegnarci con ogni sforzo possibile a procurare il vantaggio così temporale come spirituale di tutti ì nostri fratelli. Così sia. +
Nessun commento:
Posta un commento