mercoledì 23 marzo 2022

Fiori rosa, fiori di Peskov

Uno sguardo alla situazione con la giusta dose di realistico disincanto.
Fiori rosa, fiori di Peskov
Nei prossimi due giorni si riuniranno G7 – Consiglio d’Europa e NATO con Biden. Agli europei si imporrà la rinuncia parziale o totale al petrolio russo (non il gas) o direttamente o tramite dazi. Il petrolio è più “sostituibile” logisticamente del gas ed in sostanza, tutto il petrolio russo in Europa verrà sostituito da petrolio americano o subito o in due step.

Europei e G7 poi, verranno invitati da Biden ad iniziare la guerra sanzionatoria verso la Cina e tutti coloro che non si allineano alla strategia dell’ostracismo. Lo prevede il format “democrazie vs autocrazie” che è la strategia di politica estera e globale annunciata dall’americano già alle elezioni. 

Quanto alla NATO si deve scendere sul piano militare. Qui Biden, insiste con la costruzione dell’incidente. La teoria è che la Russia sta perdendo la guerra sul campo, quindi diventa sempre più disperata, quindi irrazionale, quindi userà armi chimiche e biologiche. Ieri ha addirittura preparato il conflitto interpretativo, i russi ovviamente diranno che non sono stati loro ad usare armi vietate ma false flag operati da ucraini per creare escalation. 

Ma la Russia non sta perdendo affatto la guerra sul campo. C’è una semplice falla in questa storia, la forza militare umana sul campo è del tutto asimmetrica tra ucraini e russi. Secondo i dati di consistenza militare attribuita da tutte le fonti prima della guerra, i russi -al di là degli effettivi schierati in questa prima fase- hanno più di tre volte degli effettivi degli ucraini, a parte i mezzi proprio in termini di uomini, teste e braccia. Alla lunga, non può esserci partita e che la strategia russa sia “alla lunga” è chiaro da subito sebbene qui si racconti una versione strategica fantasiosa atta a creare una verità virtuale che, nella misura in cui è condivisa dalle audience massaggiate 7/24, diventa reale. 

Nessuno dotato di senno poteva pensare di far capitolare l’Ucraina in 48 ore. Ogni giorno di più scopriamo da quanto tempo gli americani preparano gli ucraini a questa guerra, solo spettatori intronati da Netflix possono credere che i russi non lo sapessero ed abbiano sbagliato i calcoli perché fondamentalmente dei cialtroni comandati da un pazzo. Nessuno dotato di senno avrebbe mai fatto piani militari di conquista dell’intera Ucraina poiché non era ed è materialmente possibile sul piano militare, oltre che nella conquista, del semplice mantenimento dell’obiettivo. Nessuno dotato di senno avrebbe pensato di uccidere Zelensky e mettere al suo posto il Quisling perché per sostenere il Quisling si sarebbe appunto dovuto conquistare tutta l’Ucraina e tenerla per tutto il tempo necessario a far governare il Quisling contro la sua stessa popolazione, oltretutto sempre più armata e sempre più anti-russa. Solo Zelensky può avere l’autorità, la cedibilità ed il necessario consenso per fare accordi e mantenerli nel tempo per i russi e tutta l’operazione dei russi, tende a questo obiettivo, costringerlo a fare quegli accordi che sono da un mese la piattaforma dell’operazione. Ed è per non render chiaro che questa è la piattaforma del contendere da trenta giorni che si mobilitano i fantasmi dell’Impero zarista, la nuova URSS, la sete di potere e morte, l’invasione dell’Europa fino a Berlino, il Bene ed il Male in un crescendo la cui assurdità è ormai percepita come verità. 

Oltre agli uomini, c’è poi anche un collo di bottiglia logistico tra il tempo breve in cui i russi distruggono depositi e postazioni della catena logistica e quello medio-lungo con cui affluiscono i rimpiazzi mandati dagli europei e soprattutto americani. Ma c’è appunto una variabile anelastica in tutto ciò, il fattore umano. 

Tutti coloro che da giorni sostengono realisticamente che questa è l’impietosa realtà concreta che avrebbe dovuto consigliare gli ucraini a minimizzare i danni, umani e materiali da subito accettando in sostanza la piattaforma russa 3+2 (neutralità, Crimea, due repubbliche + i due obiettivi più indeterminati su cui “trattare” l’effettiva entità ovvero la questione militare e quella del nazionalismo tendente l’estremismo) tanto alla fine così sarà e salvo poi fare tutte le ritorsioni più aspre del caso,  hanno avuto da subito chiaro questo punto. 

Punto meramente realista soverchiato da un dominio idealista che ci mette sopra diritti, giustizia, libertà, auto-determinazione, resistenza. Tutte cose bellissime e financo condivisibili, ma la guerra appartiene alla dimensione fisica non metafisica.  

Ed è contro questo punto di mero buonsenso che si è costruita una narrativa che dà l’impressione che la partita sia invece giocabile, inviando armi, cumulando sanzioni, allargando l’assedio internazionale a Putin. Già, “Putin” ovvero il pazzo che tiranneggia un intero Paese e sue sfere dirigenti che, a questo punto, si potrebbe anche eliminare direttamente togliendo così il perno dell’intera operazione che non ha strategia e consenso nelle alte sfere russe perché è manifestamente folle, come il suo promotore. Sostenendo che la partita è giocabile almeno il più a lungo possibile, gli americani possono:

  1. comunque dare un colpo molto duro sia militare che economico che reputazionale ai russi;
  2. farli diventare un peso al collo di tutti coloro che non si dissoceranno da loro colpendo un attore centrale del processo multipolare;
  3. portare a casa in breve tempo l’agognata cattura egemonica integrale dell’Europa.
Di contro, se invece la partita come altri credono non è giocabile nel suo esito finale, tutti i morti e la distruzione materiale ucraina sono il prezzo da pagare per permettere agli USA di conseguire i loro tre obiettivi strategici. Così per tutti i danni economici e strategici per gli europei. Così per tutti i danni economici che investiranno il mondo intero.

Il gioco russo conta sulla logica del conto finale. La piattaforma russa è modesta. Non si capisce come altrimenti si pensi di regolare la questione delle due repubbliche. Anche i russi domattina decidessero di arrendersi nelle loro intenzioni, come si pensa di gestire i rapporti tra ucraini e russofoni e russofili del Donbass dopo otto anni di guerra a medio-bassa intensità e un mese di guerra ad altissima intensità? Anche i russi decidessero domattina di retrocedere dalle loro intenzioni, si pensa credibile che la Federazione restituisca con contrite scuse la Crimea che è suo territorio da otto anni, è piena di russi ed ospitante la principale base navale strategica russa per il Mare Nero? E si pensa credibile che i russi dopo il ravvedimento operoso e contrito, la morte del tiranno e chissà cos’altro di questa scombinata narrazione, accettino l’entrata della NATO in Ucraina? No di certo e quindi questi tre obiettivi saranno perseguiti ed imposti costi quel che costi. Alla fine, potranno dire: perché avete pagato inutilmente il vostro tributo di morte e distruzione per non accettare subito quello che tanto alla fine avete accettato comunque? 

Ieri Peskov, il portavoce del Cremlino, ha fatto una lunga intervista alla CNN. Alla richiesta rivoltagli due volte se poteva escludere che Putin possa mai arrivare ad usare armi nucleari, ha evaso. Ha evaso dicendo che sono venti anni che chiedono di esser ascoltati, che hanno serie preoccupazioni per la loro sicurezza, ma che comunque non la useranno se non si sentiranno a rischio di sopravvivenza. Ma “sopravvivenza” in che senso? In altra parte dell’intervista, Peskov ha ricordato che per loro i 3+2 della piattaforma sono da intendersi “sopravvivenza”, i russi non accetteranno mai che si crei “un’anti Russia” al loro confine. Rinunciare all’impegno preso con le due repubbliche, rinunciare alla Crimea o tenerla come causa e scusa per un eterno conflitto nel tempo lungo, accettare la NATO ai confini, lasciare all’Ucraina facoltà militare pompata dagli americani ed europei, ucraini oramai del tutto uniti compattati intorno ad una ideologia nazionalista ferocemente anti-russa, è “rischio di sopravvivenza”. Quindi come avrebbe detto la Thatcher, dal loro punto di vista “non c’è alternativa”, a costo di usare la bomba.  

Da tre giorni siamo in primavera, la primavera europea che deve mettere Russia e Cina fuori, l’Europa sotto e gli americani al centro del blocco occidentale che deve rimanere il centro del mondo. Speriamo di poter godere dei normali fiori di pesco, quelli di Peskov cercherei di evitarli. (Pierluigi Fagan)

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