Ma in ballo non è solo la cultura Lgbt, c'è l'inversione legalizzata di tutti i principi fondanti della nostra fede nonché della nostra civiltà: basti pensare al dilagare dell'aborto, all'eutanasia, all'imposizione del gender e dei matrimoni omo, allo ius soli troppo spesso evocato dalla sinistra, alla denatalità che si pretenderebbe risolvere, invece che con la cultura della vita riagganciata alle radici cristiane rinnegate, mediante una sostituzione etnica provocata dall'invasione di masse senza controllo [qui] (non mi riferisco ovviamente ai veri profughi, che è doveroso accogliere).
«Il conflitto poggia sulla visione per noi assurda che per frenare la deriva antropologica europea si possa ricorrere anche alle armi»
Molti pensano che le guerre scoppino solo a causa di motivi economici. Certo, l’approvvigionamento delle materie prime, il controllo delle rotte commerciali, la penetrazione dei mercati sono fondamentali; ma limitarsi a questo, pur se importante, fattore, impedisce di comprendere che è la logica di potenza – o di sub potenza – a muovere gli stati. Perciò è utile analizzare le vicende internazionali alla luce della geopolitica, la quale non può fare a meno di considerare aspetti che gli “economicisti” (e con loro gran parte della Politica) non solo faticano a comprendere ma che addirittura snobbano: culturali, sociali, antropologici, religiosi. Torna utile, in questo senso, nell’attuale crisi, capire i movimenti interni alle varie chiese presenti sul campo: le Chiese di Russia e Ucraina e le relazioni tra queste e la Chiesa di Roma.
Nicola Bux (esperto di Chiese e liturgie orientali), nell’intervista pubblicata oggi, parla dell’altra guerra, quella religiosa. Don Nicola ritiene che questo conflitto metta fortemente in imbarazzo il Vaticano, perché «dopo aver portato avanti un ecumenismo falso, papa Francesco è bloccato, non sa che pesci prendere: se si muove in favore di Mosca, si espone alle accuse dell’Occidente; se si muove contro, rischia di pregiudicare la parata in agenda con il patriarca russo Kirill».
Prima dei missili c’è una questione culturale: «La Russia ha recuperato le radici cristiane che l’Europa ha smarrito. Il conflitto poggia sulla visione, per noi assurda, che per frenare la deriva antropologica europea si possa ricorrere anche alle armi». D’altronde, precisa il teologo, «gli Usa hanno fatto la stessa cosa: abbiamo visto che cosa ha comportato l’idea di esportare la democrazia nei regimi mediorientali».
Lo scisma tra il patriarcato di Mosca e quello di Kiev è stato un duro colpo per il patriarca di Mosca e di tutte le Russie, Kirill, e il riconoscimento della Chiesa ucraina indipendente da parte del patriarcato di Costantinopoli ha indebolito la sua figura. Bux ricorda come sia importante per gli ortodossi la “sinfonia” tra Chiesa e Stato: «Le due realtà, se pur distinte, devono marciare in armonia se vogliono raggiungere la salvezza dell’umanità». Solo alla luce di questa “sinfonia” si può comprendere come «Mosca voglia proteggere la parte di nazione russa presente in Ucraina con una sua Chiesa, anche se ciò contrasta con la visione della cultura e della politica proprie della Chiesa ortodossa ucraina, su cui ha steso il suo manto Bartolomeo di Costantinopoli». E non a caso, ricorda Bux, Bartolomeo è «supportato dagli americani; e tollerato dai turchi, perché dietro c’è l’America», ma anche il Vaticano protegge il patriarcato di Costantinopoli, «altrimenti Ankara lo avrebbe già buttato a mare: turchi e greci sono cane e gatto».
Ma che ruolo potrebbe avere il Vaticano in questa guerra? «Appiattita com’è sulla visione democratica americana e su quella popolar movimentista latino americana, temo che la Santa Sede non avrà alcun ruolo, almeno non di peso». Papa Francesco si è schiacciato sulle posizioni del Patriarca di Costantinopoli e sulle sue battaglie “verdi”. «Credo che ciò sia imbarazzante anche per Mosca: come potrebbero accettarlo dopo aver ascoltato le proposte che in questi anni ha portato avanti?». Quali? «L’appoggio all’immigrazionismo indiscriminato, per lo più di matrice islamica. Per i russi, quello islamico è un popolo da evangelizzare e non riescono a tollerare che l’Europa cristiana si lasci invadere in maniera passiva». E qui Bux ricorda la lectio magistralis dell’alto rappresentante del patriarcato moscovita, il metropolita Hilarion Alfeev, che dalla facoltà di Bari lanciò un duro attacco al cristianesimo europeo «asservito a una agenda che svende il continente e stravolge l’antropologia».
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