giovedì 3 marzo 2022

Ucraina: le chiavi di una guerra dalle dimensioni religiose

L'invasione Russa inserita nel contesto più ampio della questione Ucraina dai molteplici risvolti, nella visuale della FSSPX. Sulla guerra in Ucraina precedenti da qui e, poi qui - quiqui - qui. Richiamo di nuovo l'attenzione dei lettori anche sui numerosi commenti ai diversi articoli di cui ai link, che offrono notizie, approfondimenti e spunti di riflessione interessanti.

La divina liturgia nella Cattedrale greco-cattolica ucraina
 della Sacra Famiglia a Londra, 27 febbraio 2022
Il conflitto che oppone da diversi anni l’Ucraina alla Russia, e che ha preso una svolta drammatica dal 24 febbraio 2022, non potrebbe spiegarsi ricorrendo al solo argomento geopolitico: gli scismi che affliggono da diversi secoli la nebulosa ortodossa permettono di comprendere meglio le radici di una guerra dalle conseguenze imprevedibili.
L’Ucraina e la Russia si sono sviluppate sul filo di una storia comune, sia religiosa sia politica, che ha la sua fonte nel principato medievale della Rus’ (o Rous) di Kiev, il cui principe, Vladimir o Volodymyr, rigettò il paganesimo nel X secolo prima di farsi battezzare in Crimea.
Da allora, Kiev rientrò nella sfera di influenza del Patriarcato di Costantinopoli, all’epoca unito a Roma, che Kiev seguirà nel grande scisma d’Oriente dopo il 1054.
Con l’ascesa politica della Russia e l’indebolimento della Chiesa bizantina autocefala, che era stata soffocata sotto il giogo ottomano, il patriarca ecumenico di Costantinopoli delegò nel 1686 il potere di ordinare il metropolita di Kiev al patriarca di Mosca: per i Russi, questo fu un trasferimento definitivo. Per gli Ucraini fu il contrario.
La situazione si protrasse fino al 1920: poco tempo dopo l’avvento del comunismo in Russia, a Mosca si creò un Patriarcato indipendente, che venne liquidato da Stalin nel 1930.
Dopo l’indipendenza dell’Ucraina e la caduta dell’Unione Sovietica nel 1991, diverse correnti “ortodosse” ucraine indipendenti hanno costituito delle chiese non riconosciute da Mosca: movimento largamente incoraggiato dagli Stati Uniti, che nel 2018 ricevono in gran pompa uno dei capi dell’autocefalia ucraina…
Alla fine del 2018, tutto si accelera: in seguito alla decisione del Patriarcato ecumenico di Costantinopoli di concedere l'autocefalia agli ortodossi di Ucraina, le diverse correnti ortodosse del paese si sono riunite nella cattedrale di Santa Sofia a Kiev per realizzare la loro riunificazione. La creazione di un nuovo movimento autocefalo venne attuata il 15 dicembre 2018.
Tale decisione venne denunciata dal Patriarcato di Mosca, che intravide il grande rischio di «massicce persecuzioni» contro i suoi fedeli in Ucraina. Il presidente ucraino di allora, Petro Porochenko, alleato degli Stati Uniti, si felicitò di tale decisione e la considerò come la «vera indipendenza dell’Ucraina da Mosca» e la comparsa di una chiesa «senza Putin (...) e senza preghiere per l’armata russa».
Tuttavia, i margini di manovra della nuova Chiesa erano limitati dal Patriarcato di Costantinopoli, poiché essa è solo una metropoli limitata al territorio ucraino e guidata dal metropolita di Kiev, la cui nomina dipende dal Patriarca di Costantinopoli.
Ma l’unione decisa non fu totale: più di un quinto dei fedeli ucraini continuano e rimanere fedeli al Patriarcato di Mosca, che teme una «massiccia persecuzione» dei suoi fedeli in Ucraina; timore rivelatosi realtà secondo i Russi, e dunque un motivo di intervento militare.
A riprova di ciò, nel suo discorso del 21 febbraio scorso, volto a giustificare l’invasione dell’Ucraina, Vladimir Putin ha dichiarato che Kiev stava preparando la «distruzione della Chiesa ortodossa ucraina legata al Patriarcato di Mosca»; cosa che i media occidentali hanno definito una “falsità”.
L’inizio dell’intervento militare russo ha continuato a scuotere le correnti dell’ortodossia, alternando la denuncia reciproca dei misfatti della guerra imputati alla Chiesa rivale a un certo spirito di conciliazione per far tacere al più presto il rumore delle armi.
Anche per la minoranza uniate, situata principalmente nell’Est del paese, che fece nel 1596 la scelta coraggiosa dell’unità con Roma, la guerra solleva molte inquietudini: «ogni volta che nella storia la Russia ha preso il controllo dell’Ucraina, la Chiesa cattolica ucraina è stata distrutta», ricorda Mariana Karapinka, portavoce dell’Archipatiarcato uniate di Filadelfia (Stati Uniti).
Un timore espresso dallo stesso Sommo Pontefice: il 25 febbraio, Papa Francesco si è recato, con un gesto senza precedenti, all’ambasciata russa presso la Santa Sede per «esprimere personalmente la sua preoccupazione per la guerra».
Lo stesso giorno, il successore di Pietro ha convocato Mons. Sviatoslav Shevchuk, capo degli Uniati ucraini, per assicurargli che avrebbe fatto tutto ciò che era in suo potere per aiutare a porre fine al conflitto in Ucraina.
Significativo l’appello alla preghiera del Superiore Generale della Fraternità San Pio X: «Chiediamo a Dio, per intercessione della Vergine Maria, venerata in Ucraina soprattutto per la sua gloriosa Assunzione, un aiuto spirituale per i fedeli ucraini, così come la protezione dei luoghi di culto, delle chiese e delle cappelle, specialmente quelle situate nell’Est del paese». - Fonte

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