lunedì 18 ottobre 2021

Perché manca Dio nella Economy of Francesco?

Ne parlavamo anche qui - qui - qui - qui - qui.
Economy of Francesco
 è il nome di un'iniziativa di Papa Francesco in cui si invitano "giovani economisti, imprenditori e changemaker del mondo" ad affrontare i problemi economici del mondo. Il progetto cerca di essere una fonte esplosiva di energia e nuove idee per un mondo stanco e bisognoso di cambiamento. Il veicolo principale per comunicare questo messaggio è un sito web multilingue dello stesso nome che presenta i risultati dell'"ascolto" dei "popoli" e dei "cuori" per costruire un mondo migliore. Eventi occasionali online e video popolano anche il sito e danno un aspetto di esuberanza giovanile. 
Tuttavia, non è tutto oro quel che luccica. A guardare sotto la superficie del progetto si scoprono errori vecchi e familiari. Mentre gli obiettivi dichiarati possono sembrare lodevoli, l'ideologia sottostante è discutibile. Tutto sul sito apparirebbe molto più fresco se certe sue idee riciclate non fossero così stantie.

La Economy of Francesco richiede di attraversare a guado una miscela confusa che sembra formata da un'accozzaglia di rapporti di commissioni delle Nazioni Unite, del manifesto ecologico della Laudato Si [qui], dell'attivismo del Green New Deal e degli stereotipi del Sinodo dell'Amazzonia [vedi]. Come la maggior parte dei progetti di "ascolto" di Papa Francesco, si prende atto solo di ciò che si vuole sentire. Nel suo nucleo si trova un messaggio fatto "in nome dei giovani e dei poveri del mondo".

Mentre il sito vuole apparire giovanile, riesce invece ad avere un tono infantile alla Greta Thunberg. Nella sua introduzione si invita al cambiamento con lo stesso tono disperato e urgente: "I nostri tempi sono troppo difficili per chiedere qualcosa di diverso dall'impossibile".

Tuttavia, l'appello riesce a trasmettere ciò che sembrerebbe impossibile: un messaggio ispirato dal Vaticano ma che non contiene nulla che lo identifichi come cattolico o addirittura come religioso. Infatti, da nessuna parte in questo appello di quasi 900 parole appaiono le parole "Dio", "Gesù", "Maria" o "cattolico". Neanche il peccato e il vizio sono menzionati. Il documento non è nemmeno diretto ai membri della Chiesa ma a "economisti, imprenditori, decisori politici, lavoratori e cittadini del mondo".

Il progetto è tutto sull'umano e niente sul divino. Nonostante si mostri desideroso di essere inclusivo, esclude Dio dalla soluzione dei problemi del mondo. L'aspetto materialista è tanto più evidente quanto più l'unico obiettivo del progetto è costruire un mondo migliore attraverso l'economia. Detto progetto è diviso in dodici "villaggi", che sarebbero gruppi di lavoro che discutono temi specifici.

I dodici temi dei villaggi sono management e dono, finanza e umanità, lavoro e prendersi cura, agricoltura e giustizia, CO2 della disuguaglianza, vocazione e profitto, affari e pace, donne per l'economia, energia e povertà, imprese in transizione, vita e stile di vita e, infine, politiche e felicità.

I temi-villaggio evidenziano alcune legittime aree di preoccupazione. Tuttavia, il linguaggio impiegato per esprimerli riflette gli schemi secolari, ecologisti, socialisti e "woke" (ndt, termine per descrivere un “risveglio” della sinistra davanti alle ingiustizie sociali). Per descrivere più accuratamente il progetto, forse sarebbe meglio concentrare i dodici villaggi in quattro kolchoz secondo tematiche che rivelano meglio la realtà egualitaria delle loro proposte.

Così, il primo kolkhoz potrebbe mettere in evidenza il tema della lotta di classe e dell'uguaglianza. Un tema costantemente ricorrente nell'Economy of Francesco è la divisione del mondo in ricchi e poveri o nei conflitti generati dalla politiche identitarie. Invece di cercare l’armonia sociale, in questo kolchoz si cerca di sottolineare la lotta di classe come mezzo per realizzare la giustizia sociale.

Dunque, l'ineguaglianza delle nazioni è enfatizzata dalla esigenza di condividere con i paesi a basso reddito le tecnologie avanzate, in modo che siano utilizzate per raggiungere la "produzione sostenibile" e la "giustizia climatica".

Il progetto critica anche le "ideologie economiche" che "offendono e rifiutano i poveri, i malati, le minoranze e le persone svantaggiate di ogni tipo". Il colpevole senza nome non è, per es., il comunismo, ma coloro che cercano il profitto nel loro lavoro. Esso invita inoltre "le organizzazioni economiche e le istituzioni civili a non fermarsi finché le lavoratrici donne non avranno le stesse opportunità dei lavoratori maschi".

Dappertutto troviamo il costante richiamo all'uguaglianza. L'enfasi fa capire che le disuguaglianze giuste e ordinate che Dio desidera, come quelle basate sul talento, l'intelletto, lo sforzo e così via, sono illegittime e non necessarie per il progresso umano. Invece, queste disuguaglianze legittime sono condannate come non favorevoli alla creazione di "luoghi autenticamente umani e felici".

Il kolkhoz per l'ecologia e la sostenibilità promuove una nuova dittatura ecologica che cerca di orientare tutte le cose verso il culto della terra. Così, c'è la richiesta di una gestione etica dei beni comuni, in particolare nelle aree di "atmosfera, foreste, oceani, terra, risorse naturali, tutti gli ecosistemi, la biodiversità e i semi". Questi temi sono al centro delle preoccupazioni per raggiungere la "giustizia climatica".

L' Economy of Francesco chiede alle istituzioni nazionali e internazionali di promuovere e addirittura "premiare" coloro che meglio sapranno realizzare una "sostenibilità ambientale, sociale, spirituale e, non ultima, manageriale" che renda possibile "la sostenibilità globale dell'economia".

Gli obiettivi e i piani del kolkhoz per il socialismo e la regolamentazione globale vanno oltre i semplici suggerimenti. Il socialismo genera regolamentazione e azione esecutiva. Come tutti i piani generali socialisti, questo collettivo immagina leggi, carte e trattati globali per far rispettare le buone intenzioni degli autori del progetto.

Così, ci sono richieste di politiche sociali "riconosciute a livello mondiale da un trattato concordato che scoraggi le scelte commerciali basate solo sul profitto". Un nuovo patto fiscale globale deve essere fatto per abolire immediatamente i paradisi fiscali, che rubano "sia al presente che al futuro". Ma non si parla di eliminare il comunismo.

Le nuove istituzioni finanziarie, e quelle esistenti come la Banca Mondiale e il Fondo Monetario Internazionale, devono "essere riformate in senso democratico e inclusivo per aiutare il mondo a riprendersi dalla povertà e dagli squilibri prodotti dalla pandemia". Le grandi aziende e le banche dovrebbero "introdurre un comitato etico indipendente nella loro governance con un diritto di veto sull'ambiente, la giustizia e l'impatto sui più poveri".

L'ultimo kolkhoz pretende di poter chiedere l'abolizione della guerra e l'instaurazione della pace, completando la serie di richieste di Economy of Francesco. "Noi giovani non possiamo più tollerare che vengano sottratte risorse alla scuola, alla sanità, al nostro presente e al nostro futuro per fabbricare armi e alimentare le guerre al fine di venderle".

La guerra è vista dalla prospettiva materialista marxista delle cause sistemiche. L’ineguaglianza, la povertà e la vulnerabilità economica mettono in pericolo la pace. La guerra non è mai giusta. La guerra non è il risultato del peccato, della natura umana caduta o delle ideologie malvagie (come il comunismo).

In conseguenza, i liberi mercati sono etichettati come squilibrati e visti come fonti di conflitto, mentre le strutture sociali più egualitarie favoriscono la pace. La sostenibilità sociale e ambientale introdurrà la pace ed eliminerà la guerra per sempre. 

La Economy of Francesco è un progetto senza anima. È una collezione di slogan presi dall'ecologia, dal socialismo e dalla politica "woke". Il sito web riflette un entusiasmo forzato che caratterizza le moderne "attività giovanili" proposte dalla Chiesa progressista del post Concilio Vaticano II. E dietro l'apparenza di esuberanza giovanile ci sono gli esausti errori marxisti ed ecologisti dei tempi passati e presenti.

Tali progetti sono superficiali e poco attraenti perché non sono centrati in obiettivi eterni. Non c'è un richiamo al ritorno alla virtù e alla santità personale o alla lotta contro il peccato e il vizio. L’appello introduttivo della Economy of Francesco non invoca Dio né cerca l'aiuto della Sua grazia. Il risultato è un blando invito a un'esistenza materiale egualitaria. Ai giovani promotori del progetto si chiede di impegnarsi "a vivere i migliori anni della nostra energia e intelligenza affinché la Economy of Francesco possa sempre più portare sale e lievito nell'economia di tutti".

Un tale appello è contrario alla tradizionale chiamata della Chiesa alla santità. In tempi in cui i principi del Vangelo plasmavano la società, i cuori e le menti della cristianità erano rivolti al sublime spirito della Via Crucis. Esso permeava l'economia, l'arte e il pensiero, dando valore, significato e bellezza a tutte le cose umane. Così, l'economia della "Via Crucis" trovò un senso ai sacrifici e alle limitazioni legate al soddisfacimento dei bisogni economici dell'uomo.

L'umanità non troverà mai la pace - la “tranquillità dell'ordine” - finché non tornerà a Dio, il centro di tutte le cose. Ella deve obbedire ancora una volta al consiglio divino: "Cercate prima il regno di Dio e la sua giustizia, e tutte queste cose vi saranno date in aggiunta" (Matteo 6, 33).
John Horvat - Fonte: Crisis Magazine, 4 ottobre 2021. Traduzione a cura di TFP – Italia.

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