Sul “Rapporto Sauvé” e il comportamento della Chiesa di Francia, vedi la requisitoria di Padre Philippe Laguérie, ex superiore dell'Istituto del Buon Pastore.
Leggo su Le Figaro che, all'indomani della pubblicazione del rapporto Sauvé sugli abusi sui minori all'interno della Chiesa cattolica, che aveva pericolosamente proposto di rivisitare il segreto della confessione, le parole del vescovo Eric de Moulins Beaufort hanno suscitato le ire del ministro dell'Interno. Infatti, l'arcivescovo di Reims e presidente della Conferenza episcopale di Francia (Cef), aveva affermato che il segreto della confessione è “più forte delle leggi della Repubblica”. Per il ministro dell'interno Gérald Darmanin, l'arcivescovo deve essere convocato “per spiegare le sue affermazioni”. In definitiva per giustificarsi....
Ma l'arcivescovo non ha fatto altro che ricordare l'insegnamento costante della Chiesa sul segreto della Confessione, che in nessun caso può essere tradito: "L'inviolabilità (...) deriva direttamente dal diritto divino rivelato ed è così profondamente radicata nella natura stessa del sacramento che non ammette eccezioni". Inoltre: "Qualsiasi azione politica o iniziativa legislativa volta a "forzare" l'inviolabilità del sigillo sacramentale costituirebbe un'offesa inaccettabile alla libertas Ecclesiae, che non riceve la propria legittimazione dagli Stati, ma da Dio" (nota della Penitenzieria Apostolica, 1 luglio 2019.
Questo non significa che il sacerdote non debba invitare il penitente alla conversione e rifiutargli l'assoluzione nell'ipotesi che egli non abbia la ferma intenzione di non incorrere in ulteriori occasioni di peccato e di riparare al male compiuto. È la conditio sine qua non per ottenere il perdono di Dio. Certamente poi, oltre all'assistenza psicologica oltre che spirituale, andrebbero attuati tutti i provvedimenti per impedire che gli abusi possano ripetersi.
Al ministro comunque andrebbe spiegato che il sacerdote, quando amministra un sacramento, agisce in nome di Dio. Quando egli pronuncia la formula "Io ti assolvo", è il Signore che parla attraverso di lui e nessuna legge umana ha il potere di cambiare questa realtà! (M.G.)
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Interessanti i termini in cui lo ha ribadito il cardinal Piacenza, Penitenziere Maggiore di Santa Romana Chiesa, nell'intervista concessa ad AciStampa:
Negli ultimi anni sono stati molti gli attacchi al sigillo del segreto del Sacramento della Confessione. La causa apparente è la pubblicazione di molti report sul numero di abusi sessuali che sarebbero stati compiuti dal clero di una regione.
Ma non è certo violando un Sacramento che si combatte questa piaga che, del resto, è tragicamente diffusa in ogni settore della società ed è alimentata dalla estrema sessualizzazione.
Per capire meglio in cosa consiste il “segreto della Confessione” abbiamo parlato con il cardinale Mauro Piacenza, Penitenziere Maggiore di Santa Romana Chiesa.
Eminenza, perché il segreto della Confessione è fondamentale? Come nasce e in cosa consiste…il Segreto pontificio ….
La natura del sacramento della Riconciliazione consiste nell’incontro personale del peccatore con il Padre Misericordioso. L’oggetto del sacramento è il perdono dei peccati, la riconciliazione con Dio e con la Chiesa e la restituzione della dignità filiale in forza della redenzione operata da Gesù Cristo. L’insegnamento della Chiesa circa la Confessione è sinteticamente presentato nel Catechismo della Chiesa Cattolica che, al n. 1422 riprende il n. 11 della Lumen Gentium del Vaticano II e dal canone 959 del Codice di Diritto Canonico.
È essenziale sottolineare che il sacramento della Riconciliazione. Essendo un atto di culto, non può e non deve essere confuso con una seduta psicologica o una forma di counselling. In quanto atto sacramentale, tale sacramento deve essere tutelato in nome della libertà di religione e ogni ingerenza deve essere ritenuta illegittima e lesiva dei diritti della coscienza.
Quindi il confessore deve mantenere il segreto e nello stesso tempo aiutare a denunciare i delitti alle autorità ecclesiali e civili, in che modo può farlo ?
Tutto quanto detto in confessione, cioè dal momento in cui ha inizio questo atto di culto con il segno della croce e il momento in cui termina o con la assoluzione, o con la assoluzione negata, è sotto sigillo assolutamente inviolabile. Tutte le informazioni riferite in confessione sono “sigillate” perché date a Dio solo, per cui non sono nella disponibilità del sacerdote confessore (cf canoni 983-984 CIC; 733-734 CCEO). Anche nel caso specifico in cui, durante la confessione, per esempio un minore riveli di aver subito abusi, il colloquio deve rimanere, per sua natura, sempre e comunque sigillato. Ciò non toglie che il confessore raccomandi vivamente al minore stesso di denunciare l’abuso ai genitori, agli educatori, alla polizia.
Se il confessore non ha alcun dubbio sulle disposizioni del penitente e questi chiede la assoluzione, essa non può essere negata né differita (cf can. 980). Esiste certamente il dovere di riparare ad una ingiustizia perpetrata e di impegnarsi sinceramente ad evitare che l’abuso si ripeta, ricorrendo, se necessario, ad un aiuto competente, ma questi doveri gravi legati al percorso di conversione non comportano la autodenuncia. Il confessore dovrà comunque invitare il penitente ad una riflessione più profonda e a valutare le conseguenze del suo agire, soprattutto quando un’altra persona sia stata sospettata o condannata ingiustamente.
[...] È essenziale insistere sulla incomparabilità del sigillo confessionale rispetto al segreto professionale, per evitare che le legislazioni secolari applichino al segreto confessionale inviolabile, le deroghe al segreto professionale per giusta causa.
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