Leggo sull'edizione francese di Aleteia lo stralcio di un'intervista a Le Figaro, in occasione dell'uscita del suo libro Per l'eternità, nella quale il cardinale Robert Sarah, riferendosi al motu proprio “Traditionis custodes”, dichiara che non “è assolutamente obiettivo di papa Francesco sopprimere la vecchia liturgia”.
Il cardinale aggiunge: “Credo che papa Francesco abbia spiegato chiaramente la sua intenzione nelle varie visite ad limina dei vescovi francese e polacco. Il suo scopo non è assolutamente quello di sopprimere la vecchia liturgia. È consapevole che molti giovani e famiglie vi sono intimamente legati. Ed è attento a questo senso della fede che si esprime nel popolo di Dio”. “Il Papa ha chiesto di applicare questo testo con flessibilità e senso paterno. Sa bene che ciò che è stato sacro per così tante generazioni non può essere disprezzato e bandito dall'oggi al domani. Papa Francesco si aspetta così che l'attuale liturgia si arricchisca del meglio dell'antica liturgia”. Allo stesso modo, si aspetta chiaramente che l'antica liturgia sia celebrata nello spirito del Vaticano II, il che è perfettamente possibile. Secondo lui “non è e non deve diventare un pretesto per i contestatori del concilio”.
Ora leggo su Stilum curiae un commento di “Monsignor X” che condenso di seguito.
Parte dalla considerazione che il cardinale, pure essendo vicino all’Opus Dei, ha anche studiato teologia dai gesuiti alla università gregoriana, acquisendo le loro sofisticate doti diplomatiche.
Con questa premessa le sue esternazioni potrebbero esser interpretate in tre modi diversi.
- Il primo modo potrebbe significare che il card. Sarah ha paura di Bergoglio e lo lusinga.
- Il secondo modo potrebbe significare che lo prende in giro.
- Il terzo modo potrebbe significare che gli dà suggerimenti, cioè gli suggerisce di non dire e fare stupidaggini, se vuole ancora sembrare appena appena, un cattolico.
Pur propendendo per la terza ipotesi riesce difficile confermarla perché la spiegazione del cardinale è impegnativa e andrebbe supportata da fatti incontrovertibili così come lascia pensare quel “senso paterno” con cui sarebbe chiesta l'applicazione della TC con adattamenti.
Poi c'è la spiegazione delle altre aspettative del papa, altrettanto non suffragata da conferme attendibili, soprattutto se confrontata con le affermazioni taglienti del documento.
Concludo col dire che le esternazioni del cardinale non sono nuove, soprattutto in riferimento all'arricchimento reciproco dei due riti. Così come non nuovo è il suo conservatorismo di conio conciliare. Gli scampoli di intervista esaminati non possono che lasciare perplessi e indurci a non soffermarcisi oltre. Tuttavia, nelle occasioni precedenti ho già sviluppato le mie riflessioni proprio in ordine a sue dichiarazioni successive alla Traditionis custodes. Poiché si tratta di un testo complesso e articolato, vi invito a darvi il tempo e la pazienza di ripercorrerlo qui.
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