giovedì 25 novembre 2021

Il metodo Bergoglio per la soluzione finale. Dopo liturgia e monasteri, è la volta dei movimenti

Qui l'indice degli articoli su Tradizionis custodes. Qui il più recente articolo sui monasteri, che richiama i precedenti.
Fin dall’inizio del pontificato di Francesco in questo blog abbiamo promosso, in materia liturgica, una strategia di basso profilo, di poco scalpore, o di fingerci morti perché non ci uccidessero. E lo abbiamo fatto basandoci su un fatto che noi argentini conoscevamo molto bene: Bergoglio non è interessato alla liturgia ed è assolutamente incapace di comprenderla. Pertanto, non avrebbe mai avuto un problema dottrinale con la questione liturgica. Semmai, il conflitto poteva sorgere se i difensori o protettori della liturgia tradizionale avessero causato un valido problema per lui.

Per più di otto anni la strategia ha funzionato: Bergoglio non ha fatto nulla contro la liturgia tradizionale e ha persino favorito, per quanto era in suo potere, la Fraternità sacerdotale san Pio X. Lo ha fatto resistendo alle forti pressioni dell’episcopato italiano —completamente bugniniano — e di lobbisti più o meno impresentabili come Andrea Grillo.

Con Traditionis custodes il panorama è completamente cambiato. Bergoglio non solo ha deciso di distruggere la liturgia tradizionale, ma lo ha fatto adottando i fondamenti più estremi, e anche meno solidi, del già citato Grillo. Evidentemente è accaduto qualcosa nel frattempo e possiamo solo fare qualche ipotesi. Ritengo che ci saranno stati diversi fattori: oltre alle pressioni italiane, si è aggiunto il fatto che i vescovi americani sono, per la maggior parte, sostenitori della liturgia tradizionale, e il papa li considera sospettosi o nemici aperti del suo pontificato (da buon peronista con un forte ingrediente di nazionalismo, pensa che tutti gli statunitensi siano cattivi. Yankee, go home! Non sarebbe strano che Traditionis custodes sia stata una rappresaglia gesuitica per danneggiare i nordamericani – sia i vescovi sia i fedeli – che lui tanto detesta.

Nelle scorse settimane abbiamo appreso della lettera del vescovo Roche al cardinale Nichols, e del divieto quasi totale delle celebrazioni tradizionali a Roma da parte del cardinale vicario Angelo de Donatis. Questi due fatti sono significativi per la loro gravità. Riguardano l’applicazione della soluzione finale, cioè la scomparsa totale della liturgia tradizionale. Ciò suppone, tra l’altro, lo strangolamento o lo sterminio con altri mezzi, non meno crudeli, degli istituti nati in virtù di questa liturgia, come la Fraternità sacerdotale san Pietro, l’Istituto Cristo Re di Gricigliano o l’Istituto Buon Pastore. Bergoglio ha dato qualche indizio in tal senso allertando i vescovi italiani su un pericolo molto grave: i seminaristi rigidi. Ha detto: “Abbiamo visto spesso seminaristi che sembravano bravi, ma rigidi. E la rigidità non è di uno spirito buono”. Sembrerebbe che il romano pontefice preferisca seminaristi disgustosi e mondani, che non sembrino bravi. In questo modo i superiori hanno la garanzia di avere giovani flessibili e flaccidi, lontani da ogni tipo di pericolose rigidità, come la recita quotidiana del Rosario o l’ufficio divino in latino, se non gli salta addirittura in mente di indossare una tonaca.

L’annientamento degli istituti tradizionali significherà anche lasciare allo scoperto decine di migliaia di fedeli (rigidi) provenienti da tutto il mondo, incapaci di adattarsi alle nuove arie ecclesiali. Se ciò dovesse accadere, e la logica indica che deve accadere, papa Francesco potrebbe competere con Enrico VIII su chi ha eliminato la maggior parte dei monasteri e delle chiese cattoliche durante il suo regno.

Questa situazione è già stata sperimentata dalla Chiesa durante il pontificato di Paolo VI. L’unica reazione in quell’occasione fu quella di monsignor Lefebvre e di quanti lo seguirono, che finirono per essere considerati cani impuri da tutti i cattolici, dalle gerarchie fino ai semplici fedeli, tanto che un mormone o un musulmano erano preferibili a un lefebvriano. Accadrà lo stesso anche questa volta?

Non mi sembra. Credo che ci sarà una resistenza molto più ampia e numerosa. Un primo dato da tenere in considerazione è che in questa occasione i vescovi hanno più potere decisionale, e per la maggior parte, qualunque sia la ragione, sono piuttosto riluttanti nell’applicazione della Traditionis custodes. Non ci sembra, salvo eccezioni come Roma, che stiano costruendo camere a gas per rinchiudere i tradizionalisti e applicare la soluzione finale richiesta dai funzionari vaticani. E questo avviene, a mio avviso, perché i vescovi stanno prendendo un po’ più sul serio il loro ruolo di maestri e pastori del gregge e accrescendo la consapevolezza di non essere semplici delegati del vescovo di Roma. Paradossalmente, stanno tornando alla posizione tradizionale – quella che la Chiesa ha mantenuto fino al XIX secolo inoltrato – del potere e dell’autonomia dei vescovi. In secondo luogo, le richieste di Bergoglio si manifestano quando il suo pontificato è già esaurito e la sua credibilità è dissolta. Ormai tutti sanno chi è il rozzo porteño che è riuscito a salire al soglio petrino senza avere la minima qualità per tale funzione, e applicheranno con attenzione le indicazioni che arrivano da Roma, non sia mai che, obbedendo al papa, arrechino danni enormi alle anime loro affidate. E la verità è che ci sono ancora tanti vescovi che conservano la fede.

Infine, c’è anche un fatto che non è possibile trascurare. Bergoglio sta accelerando l’intensità del suo potere distruttivo, e la liturgia tradizionale non è che un aspetto di questa sua opera. Ciò provocherà in molti una reazione cattolica, anche se non simpatizzano per la liturgia tradizionale. Specola ci ha spiegato la scorsa settimana due eventi che stanno accadendo e di cui si parla poco. In primo luogo, la direttiva di distruggere la vita contemplativa che, per Bergoglio, non ha più senso nel XXI secolo. Gli ordini contemplativi non piacciono, si presentano come inutili e dagli organismi vaticani pretendono di eutanasizzarli per la loro evidente resistenza a scomparire. Consiglio la lettura di questo articolo, che rivela la gravità della situazione. In secondo luogo, e come lì spiegato, c’è l’intenzione di sterminare gruppi e movimenti. Lo ha già fatto con il monastero di Bose – e siamo tutti d’accordo nel dire che fosse uno dei più affini a Francesco -, qualche mese fa ha iniziato a farlo con Comunione e Liberazione, e non ho dubbi che presto sarà la volta dell’Opus Dei.

Se Dio, nella sua infinita saggezza incomprensibile agli uomini, continua a tenere in vita Bergoglio, e lui prosegue con il suo piano distruttivo, sicuramente sarà tempo di pensare ad altre strategie.

Fonte: caminante-wanderer.blogspot.com by Duc in altum
Titolo originale: Estrategias
Traduzione di Valentina Lazzari

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