venerdì 5 novembre 2021

Ratzinger esprime a Pell il suo sostegno riconoscendolo perseguitato per la sua cattolicità

Si allunga il nostro elenco delle esternazioni di Ratzinger/Benedetto, che rompono il suo prospettato silenzio dal 'recinto di Pietro'. Qui l'indice dei precedenti interventi di Ratzinger dopo l'abdicazione. Può essere interessante ripercorrere alcuni precedenti sulla innocenza di Pell [qui - qui - qui] e sulle sue prese di posizione a dimostrazione delle espressioni rivoltegli dal papa emerito [quiqui - qui - qui - qui]

Cattolico, quindi colpevole. Pell:
«Benedetto XVI mi scrisse che avrei pagato per questo»


A pagina 149 del suo libro “Diario di una prigionia”, in cui racconta i suoi 404 giorni passati in carcere da innocente, il cardinale George Pell scrive: «È arrivata anche una misteriosa fotocopia di una lettera dal Vaticano, senza firma. È stata molto incoraggiante, diceva che “in questo momento difficile, per tutto il tempo, le sono rimasto vicino con la mia preghiera e il mio sostegno spirituale”. L’autore si dice dispiaciuto per la mia condanna, poi con mia sorpresa scrive: “Lei ha aiutato la Chiesa Cattolica in Australia a uscire da un liberalismo distruttivo, guidandola ancora verso la profondità e la bellezza della fede cattolica… Temo che adesso dovrà pagare anche per la sua incrollabile cattolicità, ma in questo modo sarà molto vicino al Signore”. Ha concluso con la promessa di «una continua vicinanza nella preghiera». Chi fosse l’autore anonimo di quella lettera arrivata nel carcere australiano da San Pietro lo ha rivelato per la prima volta lo stesso Pell, presentando ieri il suo libro: «Adesso posso darvi l’indiscrezione», ha sorriso. «Quella lettera era di Benedetto XVI».
[...] Nel corso della presentazione del libro, nella Sala Nassirya del Senato a Roma, è emerso che nella lettera «senza firma» Ratzinger individuava la vera colpa di Pell: non gli abusi sessuali, mai commessi, a danni di minori negli anni Settanta per cui è stato accusato e condannato e da cui è poi stato assolto; ma la sua «incrollabile cattolicità» con cui ha aiutato la Chiesa australiana «a uscire da un liberalismo distruttivo».
«Uomo coraggioso e onesto, ha dato una testimonianza di fede chiara e sincera resistendo all’ingiustizia con una forza come quella dei martiri», ha detto Cantagalli. Pell «Non è stato trattato da presunto innocente, ma da presunto colpevole», ha detto il procuratore Airoma. Il cardinale australiano è «colpevole non di avere commesso un fatto che non ha commesso, ma è colpevole per quel che è ed è stato: un cardinale appunto, una figura apicale della Chiesa cattolica, il rappresentante di una morale, con l’aggravante di essere visto come un conservatore». È la sua storia a condannarlo agli occhi del mondo, dice il magistrato. «Che funzione ha avuto questo processo? Non di accertare un fatto e una responsabilità, ma di sanzionare un modo di essere e pensare. Ha avuto una funzione moralizzatrice, di riparazione culturale» contro la chiesa. I suoi accusatori non hanno però fatto i conti «con il suo spirito combattivo e la sua fede. Sul banco degli imputati non c’era soltanto Pell: c’era la chiesa, quel che rimane di una idea grande di civiltà. Nel suo libro il cardinale scrive: “Molti di noi ambiscono a una vita tranquilla, alcuni non riescono a conseguirla, ciascuno però deve scegliere da che parte stare. Non si può evitare di combattere”. Lui ha combattuto. E vinto». - Fonte

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