venerdì 26 novembre 2021

Un docente allontanato dalla preside per essersi rifiutato di fare lezione di fronte a un alunno travestito da donna

C'era da aspettarselo dopo quanto organizzato dagli studenti del liceo classico Zucchi di Monza per combattere la disparità di genere: una giornata in gonna per tutti gli studenti, maschi e femmine, per combattere quella che chiamano "la mascolinità tossica". E pensano di realizzarlo tramite l'abbigliamento che "non sia più sinonimo di alcun pregiudizio". 
Ma se non ci si rende conto che, espulso il Padre dall'orizzonte spirituale, viene meno la figura del padre a livello socio-antropologico. Ed è questa lacuna di paternità una delle cause non marginali della perdita d'identità, della svirilizzazione e della nevrosi diffusa che affligge la nostra civiltà morente. 
Riporto di seguito la testimonianza di quel che è capitato ieri al nostro amico Martino Mora, allontanato dalla scuola in cui insegna per essersi rifiutato di fare lezione di fronte a un allievo maschio travestito da donna. Persino chi ha responsabilità tra i docenti si è bevuto il cervello e si allinea al degrado collettivo. In altri tempi sarebbe accaduto l'inverso. 
Etsi omnes, ego non
La preside del liceo nel quale insegno mi ha cacciato da scuola. Stamattina. Mi ha cacciato poiché le avevo detto che non intendevo fare lezione in presenza di un allievo maschio che si è presentato travestito da donna dalla testa ai piedi. A questo punto la “signora” in questione mi ha messo brutalmente e arbitrariamente di fronte all’aut aut: o tenere la lezione facendo finta di nulla, o lasciare immediatamente la scuola. Alla mia risposta che mi sembrava molto più onorevole la seconda possibilità, ella mi ha cacciato. Questi i fatti (tralascio le parole assai sgradevoli della “signora” in questione, che intendevano, senza successo, umiliarmi e alle quali ho ovviamente replicato).
In una scuola capovolta, che a parole non vuole discriminare nessuno, si discrimina pesantemente solo chi chiede decoro, decenza, rispetto dei limiti. Per giunta si esercita l’arbitrio facendo ricorso dispotico a un’autorità che a questo punto è solo la grottesca caricatura di se stessa. (Martino Mora)

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