Il 28 luglio l'arcivescovo di Westminster, card. Vincent Nichols indirizza all'arcivescovo Arthur Roche, prefetto della congregazione per il culto divino, una lettera sull'applicazione della Traditionis Custodes. Il prefetto gli risponde il 4 agosto. Ovvia l'importanza legata alla futura applicazione del dirompente motu proprio. Il nostro traduttore è al lavoro sui testi delle due lettere e dei commenti di chi le ha rese pubbliche su OnePeterFive.
Nel frattempo vi riassumo l'essenziale. E approfitto per notare (vedi immagine a lato) come sia interessante che un nuovo membro della Camera dei Lord britannica opponga la sua reazione al solito velenoso Ivereigh [qui - qui] circa i documenti trapelati, sul fatto che la TC è divisiva e potrà essere risolta da un successore del papa attuale...
Di Roche, già influente nel dicastero prima del pensionamento del card. Sarah, è già ben nota la feroce avversione al Summorum Pontificum tanto che a suo tempo scrisse una lettera pastorale per "impedire" l'applicazione del motu proprio nella sua diocesi e chiudere una parrocchia in cui si erano iniziate le celebrazioni secondo il rito antico con molto concorso di fedeli. Altrettanto nota la sua ammirazione per Piero Marini (già Maestro delle celebrazioni liturgiche pontificie, segretario di Mons. Annibale Bugnini, principale artefice della riforma di Paolo VI) e per Andrea Grillo [qui], insieme al fatto che fosse la spina nel fianco di Sarah e rappresentasse l’opposizione interna all’allora Prefetto. E, puntualmente, ha ricevuto l’incarico che fu di Sarah ed ora parla dall'alto della sua funzione.
La sua lettera segna chiaramente che la tolleranza del Vaticano nei confronti della Messa tradizionale è finita. Sembra proprio una dichiarazione di guerra contro i gruppi e i fedeli tradizionali.
La lettera del card. Nichols contiene sei domande:
La lettera del card. Nichols contiene sei domande:
- se saranno emessi ulteriori documenti per l'applicazione di TC;
- se TC abroghi la celebrazione degli altri sacramenti e del Breviario Romano;
- se al Rito Romano debba essere imposto il calendario del Novus Ordo;
- quali traduzioni devono essere utilizzate per le letture di rito romano;
- chi costituisce esattamente un “gruppo” di rito romano (TC);
- se TC consente La Messa da Requiem di rito romano secondo l'indulto di Agatha-Christie del 1971.
Nichols cita un'interpretazione canonica della TC presentata da The Latin Mass Society per la promozione del Rito Romano affermando ("ovviamente questo non è in accordo con la mente del Santo Padre"), e altri gruppi simili (FSSP, Istituto di Cristo Re) chiedendo come comportarsi con loro.
La risposta dell'Arcivescovo Arthur Roche del 4 agosto insiste sul fatto che l'uso del Rito Romano è “in via di concessione eccezionale” e che TC vuole un “ritorno” al Novus Ordo.
Per lui, TC consente "prudenza pastorale solo per un tempo molto limitato". Sostiene che il Summorum Pontificum sarebbe stato “interpretato male” e che avrebbe causato una “crescita” che “non è stata sanzionata” da Benedetto XVI.
Degna di nota è la sua dichiarazione anti-Vaticano II secondo cui una maggiore autonomia dei vescovi diocesani in materia liturgica era "inutile", quindi Francesco li ha privati del potere.
Scrive che TC parla solo della messa romana e chiede a Nichols di considerare "molto attentamente" i cambiamenti del calendario.
Le traduzioni usate nel rito romano dovrebbero essere prese dalle traduzioni usate per il Novus Ordo, abbiamo visto quanto manipolate in un'ottica di annacquamento rispetto, ad esempio, al peccato e alla regalità di Cristo Signore. [Considerazioni sulle letture qui]
I "gruppi" riguardano le parrocchie personali e le congregazioni stabili.
Non conosce un indulto che consenta le messe da Requiem e, se esistesse, TC lo avrebbe abolito. Dopo tanto legalismo e rigidità, Roche afferma che “questo è un momento che esige dai pastori una delicatezza di cura e di indirizzo”.
Contraddice Benedetto XVI affermando "... è stata utilizzata per incoraggiare una liturgia in contrasto con la riforma conciliare (e che, di fatto, è stata abrogata da Papa Paolo VI), e chiaramente sposa un'ermeneutica di rottura: “un'ecclesiologia che non fa parte del Magistero della Chiesa”. In altre parole: sostanzialmente Roche afferma l'ideologia del Vaticano II come un nuovo inizio. E di fatto così è in questa nuova chiesa.
Rivela inoltre un clericalismo accentuato, posto che insiste sul fatto che l'interpretazione canonica della TC presentata da The Latin Mass Society - gestita da laici - "non ha alcun valore e non dovrebbe essere pubblicata come commento autorevole" (alla faccia del 'processo sinodale' di consultazione dei laici) - perché "solo i vescovi" sovrintendono alla liturgia.
Commentatori britannici ipotizzano che la corrispondenza Nichols / Roche abbia a che fare col gioco del poliziotto buono e poliziotto cattivo cui si assiste nelle serie televisive. Tra breve approfondiremo con tutti gli elementi... (Maria Guarini)
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