martedì 8 febbraio 2022

Lettera di Benedetto XVI, un testamento spirituale

Toccante questa comunicazione di Joseph Ratzinger dopo le recenti incresciose accuse dal fronte tedesco [qui], che suona come un testamento spirituale. Qui la raccolta di tutti i suoi interventi dal 'recinto di Pietro' successivi all'abdicazione.

Cari fratelli e sorelle,
Benedetto XVI durante la concelebrazione
di sabato 5 febbraio 2022
dopo la presentazione del rapporto sugli abusi per l’Arcidiocesi di München e Freising, il 20 gennaio 2022, mi è urgente rivolgere a voi tutti una parola personale. Infatti, anche se mi è stato dato di essere arcivescovo di München e Freising solo per cinque anni, tuttavia l’appartenenza interiore all’arcidiocesi di Monaco, che è casa mia, rimane inalterata.

Quindi desidero dire dal cuore una parola di ringraziamento. In questi giorni di esame di coscienza e riflessione mi è stato dato di esperire così tanto incoraggiamento, così tanta amicizia e così tanti segni di fiducia che non mi sarei mai potuto immaginare. In particolare vorrei ringraziare il piccolo gruppo di amici che con abnegazione ha redatto per me le 82 pagine della mia dichiarazione per lo Studio legale, poiché da solo non sarei riuscito a scriverle. Oltre e dietro alle domande che lo Studio legale mi aveva posto c’erano circa 8mila pagine di documenti digitali da leggere e valutare. Questi collaboratori mi hanno pure aiutato a studiare e analizzare le quasi 2mila pagine del rapporto. I risultati vengono pubblicati in allegato alla mia lettera.

Nel soverchiante lavoro di quei giorni – la redazione della dichiarazione – è sopraggiunto un errore [Versehen] in merito alla domanda sulla mia partecipazione alla seduta ordinaria del 15 gennaio 1980. Questo errore [Fehler], che malauguratamente è capitato, non era intenzionale e spero che sia scusabile. Ho già fatto presente il punto nel comunicato stampa dell’Arcivescovo Gänswein del 24 gennaio 2022. Ciò non cambia nulla in merito alla cura e alla dedizione alla cosa che per gli amici si doveva e si deve. Che quell’errore [Versehen] sia stato usato per dubitare della mia veridicità, sì, per rappresentarmi come un mentitore, mi ha profondamente colpito. Tanto più toccanti sono per me le numerose voci di incoraggiamento, di attestati di stima e di calorose lettere di incoraggiamento, testimonianze che mi hanno raggiunto da moltissime persone. Sono in particolare grato per la fiducia, per il sostegno e per la preghiera che papa Francesco mi ha espresso personalmente. In ultimo, vorrei ringraziare in particolare la piccola famiglia del monastero “Mater Ecclesiæ”, la cui compagnia – nelle ore gioiose e in quelle difficili – mi dà quella coesione interiore che mi sostiene.

Alla parola di ringraziamento deve però seguire, adesso, anche una parola di pentimento [Bekenntniss]. Mi commuove sempre di più, che la Chiesa collochi ogni giorno, all’inizio della celebrazione dei Divini Misteri, in cui il Signore ci dà la sua Parola e sé stesso, la confessione della nostra colpa e la supplica per il perdono. Noi preghiamo pubblicamente il Dio vivente di perdonare i nostri peccati, sì, i nostri grandi e grandissimi peccati. Vedo bene che la parola “grandissimi” non si riferisce allo stesso modo a ogni giorno, a ogni singolo giorno; però mi chiede ogni giorno se io non debba parlare anche oggi di un grandissimo peccato. E mi è di grande consolazione, per quanto grande possa essere oggi il mio peccato, che il Signore mi perdona, se davvero mi lascio scrutare da lui e se veramente sono pronto al cambiamento del mio sé.

In tutti gli incontri, specialmente durante i numerosi viaggi apostolici, con le persone abusate da preti, ho potuto guardare negli occhi le conseguenze del grandissimo peccato, e ho imparato a comprendere che noi stessi veniamo coinvolti in questo grandissimo peccato quando scegliamo di ignorarlo oppure non lo affrontiamo con le necessarie fermezza e responsabilità, come troppo spesso è accaduto e accade. Come in occasione di quegli incontri, posso soltanto, ancora una volta, esprimere a tutte le vittime di abuso sessuale la mia profonda vergogna, il mio grande dolore e il mio sincero rammarico, nonché la preghiera di essere perdonato. Ho avuto grandi responsabilità, nella Chiesa cattolica. Tanto piú grande è il mio dolore per i delitti e per gli errori che sono accaduti nei tempi e nei luoghi del mio mandato. Ogni singolo caso di violenza sessuale è orribile e non può essere sistemato. Le vittime di abusi sessuali hanno la mia più solidale empatia, e mi rammarico per ogni singolo caso.

Comprendo sempre più l’angoscia e la paura che Cristo visse sul Monte degli Ulivi, quando vide tutto l’orrore che egli dovette superare dall’interno. Che in quel momento i discepoli potessero dormire è purtroppo la situazione che anche oggi di nuovo sussiste, e nella quale anche io mi sento chiamato in causa. Per questo posso soltanto pregare il Signore e tutti gli angeli e i santi, e voi, cari fratelli e sorelle, di pregare per me il Signore nostro Dio.

Molto presto comparirò davanti al Giudice definitivo della mia vita. Anche se, guardando indietro alla mia lunga vita, ho molte ragioni di tremare e di avere paura, sono tuttavia sereno e tranquillo, perché confido nel fatto che il Signore è non soltanto il giudice giusto, ma anche l’amico e il fratello che ha già supplito le mie insufficienze, e che dunque oltre che giudice è anche il mio avvocato (Paraclito). Guardando all’ora del giudizio mi si fa perspicua anche la grazia dell’essere cristiani: me ne viene la conoscenza e, sì, l’amicizia con il giudice della mia vita, e questo mi fa attraversare fiduciosamente l’oscura porta della morte. Mi torna a tal proposito sempre in mente quel che Giovanni racconta all’inizio della sua Apocalisse: egli vede il Figlio dell’Uomo in tutta la sua altezza, e cade prostrato davanti a lui come morto. Egli però stende la mano su di lui e gli dice: «Non temere, sono io» (cf. Ap 1,12-17).

Cari amici, con questi sentimenti vi benedico tutti.
Benedetto XVI - Fonte

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