martedì 15 febbraio 2022

La Congregazione per il Culto Divino non detiene ogni potere

Nella nostra traduzione da Le salon beige. Avevamo già ripreso il comunicato qui. Di seguito l'intervista al Priore su Présent, che ribadisce con fermezza la posizione della comunità. Qui l'indice degli articoli su Traditionis Custodes e sui Responsa.

A seguito del Motu Proprio Traditionis custodes del 16 luglio 2021 e ai responsa ad dubia della Congregazione per il Culto Divino del 4 dicembre 2021 (promulgati il 18 dicembre):
Noi, monaci benedettini dell’Immacolata del Monastero Santa Caterina da Siena di Taggia, fondato il 1° agosto 2008 da Mons. Mario Olivieri, eretto come Istituto di vita consacrata di diritto diocesano il 21 marso 2017 e traferito presso la diocesi di Ventimiglia-Sanremo il 18 novembre 2020 per decreto del vescovo della diocesi, Mons. Antonio Suetta, abbiamo promesso di essere fedeli alla nostra Costituzione approvata dalla Santa Sede e sulla quale abbiamo pronunciato i nostri sacri voti di religione. In particolare, come sancito nel prologo, noi ci siamo impegnati davanti a Dio e davanti alla Chiesa a conservare sempre «la liturgia della messa, celebrata come [nostro] rito proprio, tanto all’interno quanto all’esterno del monastero, secondo la forma più che millenaria della Santa Chiesa Romana e “mai abrogata” (motu proprio Summorum Pontificum), nella sua lingua latina e nel suo canto gregoriano»; questo impegno solenne include l’uso dell’antico rituale e pontificale romani, come mostrano le cerimonie di ordinazione fin dall’inizio della nostra fondazione; tutto ciò per fedeltà alla teologia cattolica formulata dal Concilio di Trento, che, fissando definitivamente i “canoni” del rito della messa, ha elevato una barriera infrangibile contro tutte le eresie che potrebbero attentare all’integrità del mistero della Santa Messa. Come Mons. Antonio Suetta ha affermato pubblicamente in televisione il 24 agosto 2021, noi siamo «i custodi e i testimoni della più antica Tradizione della Chiesa». È così quindi, e non diversamente, che noi resteremo fedeli; costi quel che costi.
Che per l’intercessione della Santissima Vergine Immacolata, il Sovrano Pontefice sia illuminato nella sua funzione di Vicario di Cristo perché di nuovo risplenda agli occhi del mondo e per la salute delle anime la fede cattolica nella sua purezza e la liturgia tradizionale che ne è la garanzia, e che tutti gli assalti dell’errore e della corruzione si infrangano contro la Santa Chiesa.
Taggia, 21 dicembre 2021, nella Festa si S. Tommaso, Apostolo - Fonte
Il priore, padre Jean de Belleville è stato intervistato da Présent. Estratto : 

[…] Non dobbiamo illuderci, sia il motu proprio che i responsa ad dubia manifestano il desiderio di sopprimere l'uso del vecchio rito in un futuro più o meno prossimo. La posizione delle comunità tradizionali non sarà indebolita tanto dalle disposizioni violente di Roma quanto dalla mancanza di fermezza nella fede che si esprime nella dottrina e nel culto tradizionali della Chiesa. Questa fermezza può richiedere di respingere ordini gravemente ingiusti dei membri della gerarchia ecclesiastica, perché prima e fondamentale è la fede.

Con i suoi statuti, a chi deve obbedienza – all'interno della Chiesa militante – nell'ambito della liturgia?
La competenza appartiene alla Congregazione per il Culto Divino, ma essa non è onnipotente, come dimostra Benedetto XVI con le sue stesse parole: «Ciò che le generazioni precedenti consideravano sacro, resta sacro e grande anche per noi, e non può essere tutto d'un tratto del tutto proibito o addirittura considerato dannoso”. [2]

Qual è stata la reazione del vescovo della vostra diocesi?
Tutti i nostri amici dicono che il nostro vescovo è il migliore dei vescovi italiani, per il suo spirito di fede e la sua dolcezza. Dopo il motu proprio, ha riconosciuto pubblicamente il nostro diritto di utilizzare il rito tradizionale della Messa.

Quando dice nel suo messaggio del 21 dicembre che rimarrà fedele alla liturgia tradizionale "costi quel che costi", cosa immagina che accada?
Se, Dio non voglia, Roma ci obbliga ad andare contro le nostre Costituzioni, cosa sceglieremo: essere obbedienti a Roma e quindi diventare rinnegati, oppure essere fedeli ai nostri voti e di conseguenza essere condannati come “disobbedienti”? La risposta è chiara!
* * *
A proposito dei Benedettini dell'Immacolata
La comunità benedettina di stretta osservanza, è stata fondata da due monaci dell'Abbazia di Le Barroux (Francia) il 2 luglio 2008, a Villatalla in Liguria, nella diocesi del Vescovo Oliveri di Albenga-Imperia. Successivamente si è trasferita nell'ex convento dei Cappuccini di Taggia, ancora più vicino al confine con la Francia, dove è stato ufficialmente accolto dal Vescovo Antonio Suetta di Ventimiglia-Sanremo il 24 agosto 2019.
Pratica la liturgia tradizionale sia all'interno che all'esterno del monastero.

Fonte articolo: Le Salon Beige 
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 [1] Lettera dei Cardinali Ottaviani e Bacci a Paolo VI (qui)
[2] Lettera di Sua Santità Benedetto XVI ai Vescovi in occasione della pubblicazione della Lettera apostolica “motu proprio data” Summorum Pontificum sull'uso della liturgia romana prima della riforma del 1970 (qui

1 commento:

  1. 15 febbraio - San Claudio de la Colombiere Religioso

    È un uomo di cuore, dotato di una sensibilità delicata e di un gusto profondo dell’amicizia. Sente una profonda inclinazione verso il calore della famiglia e “un’avversione orribile” per la vita religiosa. E sceglie quest’ultima, non sappiamo bene perché. Claudio, terzo figlio di un notaio, ha una posizione economicamente solida e un avvenire sicuro. Brillante negli studi, entra a 17 anni nel Noviziato di Avignone della Compagnia di Gesù, dove termina il corso di Filosofia e poi, per cinque anni, è professore. A 25 anni lo mandano a Parigi, per studiare teologia nel celebre collegio di Clermont. All’impegno nello studio i superiori gli aggiungono l’incarico di precettore dei figli di Colbert, ministro delle finanze del re di Francia, e questo è un chiaro riconoscimento delle sue doti di prudenza, finezza e del profondo gusto dell’amicizia che lo contraddistingue. Sacerdote a 28 anni, gli affidano a Lione l’incarico di professore e predicatore, che esercita per cinque anni. A sorpresa, nel 1675, Padre Claudio viene destinato come Superiore della comunità dei Gesuiti di Paray-le-Monyal, decisamente sproporzionata, per dimensioni, importanza e dislocazione geografica, alla fama che si è venuta acquistando ed alle doti che tutti gli riconoscono. E se non c’è una spiegazione “logica” a questa improvvisa e inadeguata nomina, non c’è che da rallegrarsi, con il senno del poi, con i suoi superiori per quello che egli da quel momento diventerà. A Paray-le-Monyal una suora, che per ceto sociale e cultura è inferiore a tutte le altre consorelle, sta mettendo a subbuglio il monastero delle suore Visitandine in cui vive, con le sue stranezze e le sue visioni. E mentre sacerdoti prudenti e illuminati giudicano opera diabolica i suoi doni mistici, lei continua a sentirsi portatrice di un messaggio affidatole da Gesù stesso, che le chiede di diffondere nel mondo la devozione al Suo Cuore. In mezzo alle incomprensioni che sta sopportando soprattutto da parte del clero, Gesù promette a Suor Margherita Maria Alacoque (che la Chiesa proclamerà poi santa) di mandarle “un suo servo fedele e perfetto amico”, che l’avrebbe sostenuta e incoraggiata. Suor Margherita Maria, durante la prima predica di Padre Claudio nella chiesa del monastero, sente che è sicuramente lui il sacerdote promessole da Gesù. Ed infatti, nei pochi mesi di permanenza, Padre Claudio diventa il primo apostolo della devozione al Sacro Cuore, accettando con docilità ed entusiasmo il ruolo che il Cielo gli ha assegnato. Un anno dopo è mandato a Londra, come predicatore della duchessa di York, e l’ambiente protestante che lo circonda rende estremamente amaro il suo soggiorno inglese. Addirittura lo arrestano, con l’accusa calunniosa di “complotto papista”, e dopo tre settimane di carcere, viene espluso dall’Inghilterra. L’amarezza del carcere, insieme ai maltrattamenti subiti, incidono sulla sua salute, già provata da gravi disturbi polmonari. Dopo un periodo trascorso a Lione, i superiori, confidando nel clima migliore, lo fanno tornare a Paray-le-Monial, dove muore il 15 febbraio 1682 ad appena 41 anni. Nel 1994 Papa Giovanni Paolo II° proclama santo il Padre Claudio La Colombière, “maestro di illuminata spiritualità”, che Dio stesso aveva scelto per far conoscere “le imperscrutabili ricchezze” del Cuore di Cristo.
    Gianpiero Pettiti
    http://www.santiebeati.it/dettaglio/41150

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