mercoledì 15 settembre 2021

Deriva autoritaria, delegittimazione delle voci scomode. Convegno senato. Opposizione fantasmatica

Abbiamo già parlato della psichiatrizzazione del dissenso [qui]. Qui l'indice degli articoli sulla realtà distopica. Di seguito alcune riflessioni dalla cronaca attuale.

La dittatura non è altro che l'accentramento di poteri in un unico soggetto politico e la sua definizione prescinde da eventuali derive autoritarie, che in genere sono successive al suo affermarsi. I dittatori del passato sono spesso stati accolti in patria come dei salvatori perché, guarda caso, il copione tipico è appunto quello di uno stato emergenziale che, per essere affrontato, necessita della sospensione delle normali prassi di governo, dell'accentramento di poteri e della sospensione del diritto. Una dittatura può godere, e in genere gode, di un ampio margine di consenso, perché di solito si sostituisce a un vuoto di autorità o di competenza.
La deriva autoritaria si presenta invece quando appare ovvio che lo stato emergenziale è venuto meno, e chi si è arrogato il potere non intende restituirlo, ma normalizzare e rendere permanente la crisi.
A definire la dittatura non è la quantità di libertà che vengono lasciate ai cittadini, ma il metodo di governo e il modo in cui si acquisisce il potere.
Ciò premesso, ci sono in campo molti modi per mettere a tacere chiunque parli fuori dal coro e purtroppo esiste una massa amorfa che sembra non avvedersene. Censurare è considerato un metodo troppo grossolano e spesso controproducente: svela l'oppressione e genera martiri. Quando non è alle strette, il potere preferisce non ricorrervi. 
Il metodo più subdolo ed efficace non è obbligare al silenzio, ma delegittimare la voce scomoda. Quando uno stato sedicente democratico, che dovrebbe tutelare l'opposizione o le minoranze ideologiche, crea ai danni di queste campagne di diffamazione sistematica e di stigmatizzazione sociale, è il momento di porsi delle domande.
A questo proposito alcune osservazioni dalla cronaca attuale. Ieri, nel primo pomeriggio su Rai1, un esponente del PD contesta a Molinari (Lega) un convegno in Senato sul Covid e le cure a domicilio. Purtroppo, seppur Molinari accenna in termini corretti alle cure a domicilio, l'ultima parola resta all'interlocutore che vanifica le sue asserzioni. E tuttavia, anziché denunciare la totale mancanza di dibattito e rivendicare il diritto di fare convegni che favoriscono conoscenza e approfondimenti, Molinari sul punto glissa e dice che il convegno, di cui non poteva dir nulla non avendovi partecipato, era stato organizzato da una tal senatrice... 
Dopo poche ore, su un telegiornale mediaset del pomeriggio la notizia del Convegno, peraltro internazionale, rimbalza con i toni di un'accusa infamante. Lo stesso Salvini dichiara che lui non c'era (don Abbondio docet). Oggi ne parla la stampa, ovviamente con coro unanime negli stessi termini ostracizzanti e delegittimanti. La demonizzazione di chi la pensa diversamente è indice di tirannia....
Dunque ora politica e media mettono all'indice IppocrateOrg, l'associazione di medici, tutti volontari, che ha curato il covid sfidando i fallimentari protocolli ministeriali. Vengono accusati di essere "incompetenti", "stregoni", di operare in "segreto", di diffondere "pericolosissime bugie". Essi invece affermano di essere malvisti perché in appena 150 medici hanno salvato 60mila pazienti dimostrando che il covid si cura con un protocollo in cui ogni farmaco ha un suo scopo preciso. Ciò nonostante non sono mai riusciti ad interloquire col Ministero della Salute, poiché evidentemente i molti interessi contrari portano in altre direzioni (vaccini e vaccinismo irriducibile). 
Abbiamo peraltro già visto in altre occasioni il paradosso dei protocolli ufficiali intoccabili "Tachipirina e vigile attesa" rispetto ad altre possibili cure che opportunamente intervengono prima che la situazione diventi disperata. [vedi]. E, nel caso in questione, si tratta di studi attendibili, di medici competenti molto calati nel loro ruolo e non di apprendisti stregoni... che dichiarano di non aver alcun conflitto di interessi a causa di legami con le case farmaceutiche ma di aver un solo padrone a Cui dovranno rispondere in scienza e coscienza alla fine della loro vita.
Ebbene, che dobbiamo pensare di questi rappresentanti di un'opposizione fantasmatica, anche se certamente al governo per necessità e con numeri insufficienti oltretutto in presenza di un premier  che pende dall'altra parte: da quella, ormai è chiaro, della tecnocrazia apolide?
Credo che ci sia rimasto ben poco da sperare. Anche qui, sembrerebbe, motus in fine velocior!

1 commento:

  1. Siamo arrivati al punto che farsi iniettare una sostanza contro la tua volontà per poter lavorare e vivere equivale ad avere uno smartphone in borsa. Anzi, è meglio. È meno coercitivo, il controllo è minore. Pare di sentire gli scellerati echi d'inizio campagna vaccinale quando si paragonava il siero sperimentale ad un'aspirina o al paracetamolo, in quanto anch'essi potenzialmente letali.
    1. Si prendono i farmaci in questione in caso di malattia sintomatica, non si agisce su un corpo sano, senza alcun accenno di malanno.
    2. Nessuno ti obbliga a prendere tali medicinali da banco per poter esercitare i tuoi diritti fondamentali. Non sono solo servi ed ipocriti, o in malafede. Sono dei fanatici.
    Abbiamo sentito anche dire dai virologi da salotto " qualcuno con il cancro rifiuterebbe una cura sperimentale?" , "Certo che no" , belavano le pecore in studio. Peccato che qui si stia agendo su corpi sani, non su soggetti con quadri clinici complicati da malattie gravi o in stadio avanzato. Anche se qui, nessuno, pare più esserne consapevole. Hanno convinto i più di essere in fin di vita e di aver bisogno di cure pietose.

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