Paix Liturgique riferisce la disavventura di un gruppo di cattolici nel corso di un recente fine-settimana educativo per via del permesso negato di celebrare la Messa tradizionale nella chiesa parrocchiale. “Non prestiamo più la chiesa per i riti dei secoli passati!”.
Questa la risposta del diacono permanente Philippe Pinganaud alla richiesta di Jean-Pierre Maugendre - Presidente dell'Associazione Renaissance catholique - di poter celebrare la messa tradizionale nella chiesa del villaggio di Béruges per l'Università d'Estate della stessa Associazione dal 27 al 29 agosto. Della cappella dell'ex Abbazia di Pin, che ospitò quell'Università, restano solo pochi ruderi, non privi di fascino. Era parso quindi naturale ai fedeli chiedere accoglienza alla vicina parrocchia cattolica per il tempo di una Messa. La messa è stata poi celebrata tra le rovine della cappella abbaziale, all'aria aperta. Questi, in sintesi, i commenti:
- Questa vicenda è rivelatrice della malafede di molti chierici nei confronti di fedeli attaccati alla liturgia tradizionale con cui sperano di scoraggiarli. Inventano regole inesistenti e comunque abusive esenti da qualunque correzione quando viene adita l'autorità legittima.
L'idea è di rendere complicato o addirittura impossibile ciò che non dovrebbe esserlo: celebrare una messa cattolica in una chiesa cattolica da parte di un prete cattolico. Alla fine si tratta di apartheid liturgico: fuori! Non ti vogliamo! La segregazione religiosa ha dunque degli esempi evidenti nella Chiesa di Francia. - Nella parrocchia di Sainte Clotilde a Poitou, ciò che la Chiesa pratica da secoli non è nemmeno più tollerato. Siamo lontani dalle parole di pace di Papa Benedetto XVI nella sua lettera ai vescovi del 7 luglio 2007: “Nella storia della Liturgia c’è crescita e progresso, ma nessuna rottura. Ciò che per le generazioni anteriori era sacro, anche per noi resta sacro e grande, e non può essere improvvisamente del tutto proibito o, addirittura, giudicato dannoso.”
- “Non prestiamo più la chiesa per i riti dei secoli passati!”. Se si è deciso di non prestare più la chiesa, è prova che prima c'erano richieste di celebrazioni di messe tradizionali. È con cognizione di causa che i nemici della pace hanno deciso di estirpare una liturgia che sanno apprezzata e praticata da tanti fedeli e sacerdoti. Questa politica della terra bruciata è persa in anticipo. Trascurare la realtà per fini di parte è un bell'esempio di ideologia.
- Cosa significa “i riti dei secoli passati”? L'ultima versione del messale tradizionale del 1962 con cui il sacerdote avrebbe celebrato la messa se la parrocchia di Béruges avesse accettato appartiene a un secolo passato diverso dal nuovo messale del 1969? Caso da manuale di ermeneutica della rottura!
- La messa è stata infatti celebrata tra le rovine della cappella abbaziale, all'aria aperta. Un magnifico esempio di resistenza pacifica alla tirannia dei nemici della pace liturgica! I nemici del Motu Proprio di Benedetto XVI possono chiudere le chiese e preferirle tristemente vuote piuttosto che vedere la tradizionale liturgia celebrata lì, ma questo non eviterà in alcun modo l'incrollabile attaccamento dei fedeli, che diventano più giovani e più numerosi.
- Questo è quanto succede a Saint Germain en Laye dove i fedeli sono stati costretti a partecipare alla celebrazione della Messa ogni domenica per più di un anno... all'aperto, sul piazzale della cappella ospedaliera che le autorità ecclesiastiche preferiscono chiudere...
- Ovunque i fedeli attaccati alla massa tradizionale siano respinti dalle autorità, la pacifica e immancabile determinazione prevarrà sull'odio e sull'ideologia dei vecchi uomini del 1968.
[Traduzione a cura di Chiesa e post-concilio]
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