Nella nostra traduzione da LifeSteNews un interessante articolo ci informa che, secondo alcune fonti, Papa Benedetto, quando era ancora cardinale, definì Marcel Lefebvre ‘il vescovo più importante del XX secolo’. Delle parole del card. Ratzinger LifeSite ha il ricordo scritto di uno dei due sacerdoti presenti a quell'incontro nel Palazzo del San Uffizio. E, oltre a riferimenti agli intrecci con la Traditionis custodes, cita commenti di mons. Lefebvre che potrebbero essere utili per i cattolici di oggi membri delle comunità Ecclesia Dei, le quali affronteranno molto presto un destino simile. Quanto a Ratzinger negli anni 80 era l'interlocutore di Lefebvre e per questo principale responsabile dell'accaduto. Ma ne era consapevole e dal 2007 in poi ha fatto esplicitamente quanto poteva per ricucire lo strappo. Se non ci è riuscito è per lo strapotere della Curia modernista e la sua incapacità di imporsi: quella desistenza dall'esercizio del potere che, secondo Romano Amerio, provoca la "breviatio manus Domini": Accorciamento della mano di Dio. Insieme a tutte le altre ambiguità che costituiscono, insieme alle luci, anche le ombre di Ratzinger/Benedetto.
Città del Vaticano, 3 dicembre 2021 — Secondo alcune fonti, nell’estate del 2003 l’allora Cardinal Joseph Ratzinger, il futuro Papa Benedetto, rivelò a due sacerdoti, in udienza privata, di considerare l’Arcivescovo Marcel Lefebvre, fondatore della Società Sacerdotale di San Pio X, “il vescovo più importante del XX secolo per quanto riguarda la Chiesa universale”.
LifeSiteNews è riuscito ad entrare in possesso di una trascrizione delle parole del cardinale tedesco fatta da uno dei due sacerdoti che hanno partecipato a quell’incontro di mezz’ora nel Palazzo del Sant’Uffizio.
A quanto pare, in quella conversazione l’allora Cardinal Ratzinger elogiò l’Arcivescovo Lefebvre per il lavoro da lui svolto nella Chiesa e ammise: “dal mio punto di vista attuale, se mi guardo indietro devo dichiararmi d’accordo con l’iniziativa dell’Arcivescovo Lefebvre di nominare i propri vescovi”.
Questa è la ricostruzione completa delle parole del Cardinal Ratzinger:
- “Non si riconosce appieno quanto la Chiesa debba all’Arcivescovo Lefebvre, non solo per quanto ha fatto nel suo ‘periodo africano’, ma per la Chiesa universale. … Lo considero “il vescovo più importante del XX secolo per quanto riguarda la Chiesa universale”.
- “Se all’epoca l’episcopato francese avesse mostrato anche solo un po’ di carità e di fratellanza cristiana in più nei confronti dell’Arcivescovo Lefebvre, le cose avrebbero preso un corso differente…”
- “Dal mio punto di vista attuale, se mi guardo indietro devo dichiararmi d’accordo con l’iniziativa dell’Arcivescovo Lefebvre di nominare i propri vescovi. Oggi, dopo l’esperienza di ‘15 anni di Ecclesia Dei’, è chiaro che un’opera come la Fraternità Sacerdotale di San Pio X non può essere semplicemente messa in mano ai vescovi”.
Nel 1988 l’Arcivescovo Lefebvre aveva consacrato quattro vescovi senza l’approvazione di Roma. Aveva cercato di collaborare col Vaticano e di ricevere la sua approvazione, ma gli ostacoli sembravano così insormontabili che egli decise di disobbedire. Tra le gravi ragioni che indussero l’Arcivescovo Lefebvre a sentire la necessità di consacrare i propri vescovi per continuare la sua opera in difesa della Tradizione della Chiesa vi erano la sua età avanzata e — allo stesso tempo — l’incontro ecumenico di preghiera di Assisi del 1986, durante il quale una statua di Buddha venne messa sull’altare in presenza di Papa Giovanni Paolo II.
La voce secondo cui Ratzinger avrebbe affermato che Lefebvre è stato il “vescovo più importante del XX secolo” è corroborata in un certo modo dalle dichiarazioni del Vescovo Schneider a Edward Pentin: “Papa Benedetto XVI disse una volta a proposito dell’Arcivescovo Marcel Lefebvre: ‘È stato un grande vescovo della Chiesa cattolica’” [qui].
Il Vescovo Athanasius Schneider ha parlato della storia della FSSPX in un’intervista del mese di luglio 2021, dichiarando che la società è stata fondata originariamente 50 anni fa in Svizzera con l’approvazione dei vescovi locali e del Vaticano, ma che più tardi entrò “in conflitto col Vaticano” per le sue critiche ad alcune affermazioni del Concilio Vaticano II. Schneider ha poi spiegato che i membri della società volevano celebrare solo la messa tradizionale in latino. La “sfiducia” del Vaticano nei confronti della FSSPX aumentò quando il Papa si rifiutò di approvare la proposta di quattro candidati alla consacrazione episcopale. Fu così che Lefebvre comprese, secondo quanto ha aggiunto Schneider, che la Santa Sede non avrebbe “approvato” una futura FSSPX, con le sue critiche “costruttive” ad alcune “espressioni del Vaticano II”.
La consacrazione di quattro vescovi della FSSPX, avvenuta nel 1988, portò alla scomunica di Lefebvre, dei suoi quattro vescovi e del Vescovo De Castro Mayer, che non era presente ai riti.
Ma durante il pontificato di Papa Benedetto XVI “si intrapresero due passi molto importanti per normalizzare la situazione”, ha aggiunto Schneider. Nel 2007, “Papa Benedetto emanò il [motu proprio] Summorum Pontificum, concedendo ai sacerdoti la libertà di celebrare la messa tradizionale; in certi casi ristabilì il rito tradizionale della messa della Chiesa, iniziativa che è sempre stata una delle richieste principali dell’Arcivescovo Lefebvre e della Fraternità San Pio X”.
Nel 2009 Papa Benedetto revocò la scomunica dei quattro vescovi, ma ciò lasciò irrisolti alcuni problemi canonici. Sempre secondo Schneider, è sotto il pontificato di Francesco che vennero intrapresi “altri due passi importanti”. Papa Francesco concesse ai sacerdoti della FSSPX la facoltà di amministrare il sacramento della confessione “in tutto il mondo”.
“Fu un atto molto generoso”, ha dichiarato il Vescovo Schneider, che ha poi aggiunto: “È difficile stabilire se questi sacerdoti si trovino all’interno della Chiesa o siano scismatici se possiedono le facoltà ordinarie della confessione concesse dallo stesso papa. E poi il papa ha autorizzato i vescovi delle chiese parrocchiali a concedere ai sacerdoti della FSSPX la facoltà di assistere canonicamente ai matrimoni”.
Il vescovo tedesco del Kazakhstan ha poi sottolineato: “Possiamo quindi osservare che ci troviamo di fronte a una situazione sempre più prossima alla normalizzazione canonica, e ciò è buono. Dobbiamo rallegrarci del fatto che questa situazione si possa risolvere e che la FSSPX possa essere presente e operare all’interno della Chiesa, per il bene della Chiesa e per il rinnovamento della Chiesa”, con l’intenzione di preservare “la tradizione della fede, nella liturgia e nella vita spirituale, perché in realtà, fondamentalmente, la FSSPX non fa altro [che] ciò che la Chiesa ha sempre creduto, venerato, vissuto, fino al Concilio, per tutti questi secoli”.
Il Vescovo Schneider ha poi concluso che “dobbiamo sperare che [la FSSPX] ottenga un riconoscimento pieno. Spero che succeda presto: sarebbe una cosa buona. E da quel momento la FSSPX diverrebbe una realtà normale come tante altre all’interno della Chiesa. Ciò è necessario per i nostri tempi di crisi, in quest’epoca di oscurità e di confusione”. Secondo il prelato, è necessario che la Chiesa sia arricchita da comunità come la FSSPX, “sacerdoti e laici che non fanno altro che conservare la fede di tutti i tempi, la messa di tutti i tempi, e lo faranno sempre”.
Quando gli è stato chiesto se è lecito partecipare alle celebrazioni della FSSPX, il Vescovo Schneider ha risposto che, se non ci sono altre possibilità, “senza dubbio è lecito, perché i suoi sacerdoti possono [amministrare il sacramento della confessione] lecitamente”: si può “ricevere [il sacramento della] confessione con l’approvazione del papa. E sarebbe strano che non si potesse assistere a una messa celebrata da sacerdoti che amministrano la confessione”.
Schneider ha inoltre aggiunto che “i sacramenti e la santa messa sono stati dati per la salvezza delle anime, per il loro bene. Penso che quando un cattolico non ha accesso alla messa tradizionale e vive vicino a una comunità della Società di San Pio X, possa recarvisi e ricevere una buona catechesi per i bambini o per i giovani. Pertanto, penso che la FSSPX non si trovi al di fuori della Chiesa — nonostante alcuni problemi canonici irrisolti, mi sembra che sia lecito che i laici possano frequentare” le messe della FSSPX.
Questi commenti del Vescovo Schneider ci mostrano che oggi il ruolo e l’opera della FSSPX vengono valutati in modo molto diverso rispetto al passato, quando i cattolici sottolineavano di più l’aspetto della disobbedienza.
Le osservazioni dell’allora Cardinal Ratzinger del 2003 sembrano un riconoscimento dell’opera dell’Arcivescovo Lefebvre, che scelse di disobbedire pur di poter preservare non solo la messa tradizionale in latino, ma anche la vita della fede tradizionale in tutti i suoi aspetti.
Ora che le comunità Ecclesia Dei stanno per ricevere da Roma ispezioni che mirano sicuramente alla soppressione dei loro carismi originari e tradizionali, anch’esse si trovano di fronte al dilemma tra la disobbedienza e un’obbedienza che permetterebbe che la soppressione della Tradizione avesse luogo al loro interno.
Ricordiamo che ai tempi dell’Arcivescovo Lefebvre la messa tridentina era stata essenzialmente soppressa da Papa Paolo VI, e che Papa Francesco sta cercando di fare la stessa cosa.
Anche l’Arcivescovo Carlo Maria Viganò ha elogiato l’operato di Lefebvre e recentemente, lo scorso agosto, ha commentato in proposito:
Con il suo motu proprio, Benedetto XVI ha restituito la messa apostolica romana alla Chiesa, dichiarando che essa non è mai stata abolita. In modo indiretto, egli ha ammesso che Paolo VI commise un abuso quando, per conferire autorità al suo rito, proibì in modo crudele la celebrazione della liturgia tradizionale. Anche l’abate Claude Barthe, sacerdote tradizionale esperto di liturgia, ha dichiarato recentemente che Papa Paolo VI aveva abolito la messa tradizionale in latino affermando: “La messa di San Pio V, quando è stata abolita da Paolo VI (perché va detto che fu abolita; Jean Madiran lo ha giustamente sottolineato) [qui], era identica, praticamente in ogni dettaglio, a quella dell’undicesimo secolo”.
Inoltre, Viganò ha affermato l’anno scorso di considerare “l’Arcivescovo Lefebvre un confessore esemplare della fede, e penso che oggi sia ormai chiaro che la sua denuncia del Concilio e dell’apostasia modernista è più rilevante che mai” [qui].
Nel giugno 1976, l’Arcivescovo Lefebvre ordinò un certo numero di sacerdoti, anche se alcune forze a Roma avevano già cercato di sopprimere la FSSPX. In un’omelia del 29 giugno spiegò qual era secondo lui la ragione chiara per cui si cercava di sopprimere la FSSPX. Cito per esteso:
Ma se in tutta obiettività cerchiamo il vero motivo che anima coloro che ci chiedono di non compiere queste ordinazioni, se ne cerchiamo il motivo nascosto, è perché stiamo ordinando questi sacerdoti affinché possano dire la Messa di tutti i tempi. 1 È perché sanno che questi sacerdoti saranno fedeli alla Messa della Chiesa, alla Messa della Tradizione, alla Messa di tutti i tempi, che ci esortano a non ordinarli. A riprova di ciò, si consideri che sei volte nelle ultime tre settimane — sei volte — ci è stato chiesto di ristabilire normali rapporti con Roma e di dare come prova l’accettazione del nuovo rito; e mi è stato chiesto di celebrarlo io stesso. Si sono spinti fino al punto di mandarmi qualcuno che si offriva di concelebrare con me nel nuovo rito per dimostrare che accettavo volontariamente questa nuova liturgia, dicendo che così si sarebbe sistemato tutto tra noi e Roma. Mi misero tra le mani un nuovo Messale, dicendo: “Ecco la Messa che dovete celebrare e che d’ora in poi celebrerete in tutte le vostre case”. Mi hanno anche detto che se in questa data, oggi, questo 29 giugno, davanti a tutta la vostra assemblea, avessimo celebrato una Messa secondo il nuovo rito, tutto si sarebbe ormai sistemato tra noi e Roma. È chiaro che questa è la prova che è dal problema della Messa che dipende tutto il conflitto esistente tra Ecône e Roma.
Ossia, era chiaro che la FSSPX veniva punita perché preservava la messa dei secoli che tutti i cattolici tradizionali oggi hanno imparato a conoscere e ad amare.
I seguenti commenti potrebbero essere utili per i cattolici di oggi che sono membri delle comunità Ecclesia Dei, le quali affronteranno molto presto un destino simile [qui] a quello di Lefebvre:
Domani forse, sui giornali, apparirà la nostra condanna. È del tutto possibile, a causa di queste ordinazioni di oggi. Io stesso sarò probabilmente colpito dalla sospensione. Questi giovani sacerdoti saranno colpiti da un’irregolarità che in teoria dovrebbe impedire loro di dire la Santa Messa. È possibile. Ebbene, mi appello a san Pio V — a san Pio V, il quale nella sua Bolla disse che, in perpetuo, nessun sacerdote sarebbe mai potuto incorrere in una censura, qualunque essa fosse, per aver celebrato questa Messa. E di conseguenza, questa censura, questa scomunica, se ce ne sarà una, queste censure, se ce ne saranno, sono assolutamente invalide, poiché sono contrarie a quanto san Pio V stabilì per sempre nella sua Bolla: che mai, in nessun tempo, si potrà censurare un sacerdote che celebri questa Santa Messa.
Qui Lefebvre ha pronunciato parole che abbiamo ascoltato in articoli recenti in risposta alla Traditionis custodes e al suo tentativo di abrogare sostanzialmente la messa tradizionale: “Questa Messa è canonizzata. Egli [Papa Pio V] l’ha canonizzata definitivamente. Ora, un Papa non può togliere una canonizzazione. Il Papa può fare un nuovo rito, ma non può togliere una canonizzazione”.
“Non può vietare una messa che viene canonizzata”, ha concluso l’arcivescovo.
Possano queste parole incoraggiare oggi tutti i cattolici tradizionali a rimanere saldi, anche con gioia, e a dare testimonianza alla messa di tutte le età.
LifeSiteNews ha contattato Papa Benedetto XVI, inviandogli il ricordo dell’incontro del 2003 con i due sacerdoti e chiedendogli un commento. Aggiorneremo questo reportage in caso di risposta.
[Traduzione a cura di Chiesa e post-concilio]
Ho ricevuto una profezia 40 anni fa incontrando mons. Lefebvre quando ero ancora ateo - è stato un incontro miracoloso ... mi ha salvato la vita dalla morte ... - scriverò la mia testimonianza in sede pubblica ... rdv
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