Nella nostra traduzione da Rorate caeli una importante Dichiarazione del Superiore della Fraternità San Vincenzo Ferrer, che si affianca a quella della FSSP [qui] e dell'Istituto del Buon Pastore [qui]: «La Suprema Autorità della Chiesa non può retrocedere sulla parola data ai membri delle comunità Ecclesia Dei: è impossibile che i membri dei nostri istituti abbandonino i nostri usi liturgici". Qui l'indice degli articoli su Traditionis custodes e Responsa.
La Fraternità San Vincenzo Ferrer, dedita alla conservazione delle pratiche tradizionali (comprese quelle liturgiche) dei domenicani, è una delle più antiche delle comunità cosiddette "Ecclesia Dei" fondata sotto Giovanni Paolo II con il solenne impegno contrattuale della Santa Sede che potessero dedicarsi interamente ai libri liturgici tradizionali di rito romano.
Il loro fondatore e attuale superiore generale, padre Louis-Marie de Blignières, non dimentica che sono stati presi questi impegni solenni della Santa Sede e che migliaia di uomini e donne hanno dato la vita nel mondo a causa di questa promessa. Non è qualcosa che può essere semplicemente revocato da un giorno all'altro. Non è uno scherzo. Non è un capriccio. È un obbligo legale che non può essere cambiato da un papa all'altro, come è stato fatto dalla Santa Sede, non da Papa X, Y o Z.
Il suo messaggio di Natale ai fedeli è una dichiarazione importantissima:* * *
Messaggio di Natale del Priore: In tema di Motu Proprio
Oh Emmanuel!
23 dicembre 2021Cari amici,
In fervente attesa del Salvatore, sento il bisogno di parlarvi di un argomento che ci riguarda tutti. Lo farò con parole che vengono dal cuore di un sacerdote che da più di quarantaquattro anni celebra la Messa tradizionale con profonda gioia.
Il Motu proprio Traditionis custodes del 16 luglio 2021, e i Responsa ad dubia della Congregazione per il Culto Divino del 18 dicembre 2021, ci pongono una domanda: cosa succeserebbe se gli Istituti dell'Ecclesia Dei adottassero, come sono invitati a fare, la celebrazione della Messa e dei sacramenti secondo il messale e i riti di Paolo VI? In altre parole, questi Istituti dovrebbero iniziare un processo di abbandono dei libri liturgici anteriori alla riforma del 1969?
Come fondatore di uno di questi Istituti, rispondo senza esitazione: “La liturgia tradizionale è il nostro stesso essere! Chiederci di abbandonarla è proporci di uccidere ciò che ha plasmato il nostro essere spirituale per decenni. La liturgia latina tradizionale fa parte della ricchezza immemorabile della Chiesa, che non può scomparire, perché appartiene al suo patrimonio inalienabile. Volerla eliminare dall'“orizzonte visibile della Chiesa cattolica” (come diceva Jean Madiran) è un'impresa impossibile, perché contraddice l'essenza della Tradizione. Infine, per quelli di noi che hanno emesso i voti in istituti le cui Costituzioni sono intrise di liturgia tradizionale, significa invitarci a rifiutare «la forma in cui Dio vuole che siamo santi», come diceva santa Elisabetta della Trinità della sua Regola.
Rimanendo fedeli ai nostri voti, siamo in piena obbedienza alla Chiesa. La Costituzione Apostolica Pastor Bonus del 28 giugno 1988 afferma all'articolo 107: “La Congregazione da parte sua cura che gli istituti di vita consacrata e le società di vita apostolica crescano e fioriscano secondo lo spirito dei loro fondatori e le sane tradizioni, seguano fedelmente il loro proprio scopo e vero giovamento alla missione salvifica della Chiesa”.
Ora, qual è lo spirito dei nostri fondatori e quali sono i nostri scopi peculiari? La nostra spiritualità, apostolato, liturgia e disciplina sono guidati dalla fedeltà alla Sede Apostolica intimamente unita all'attaccamento alla tradizione latina. Ciò include la facoltà di celebrare secondo i libri liturgici in uso nel 1962. Abbandonare questo aspetto della nostra vita religiosa nell'ambito cruciale della liturgia sarebbe per noi contrario all'obbedienza e allo spirito della Chiesa.
C'è un altro motivo per cui abbandonarla è impossibile: l'onore della Santa Sede. La Santa Sede ha assicurato a sacerdoti e fedeli rispettosi dell'autorità gerarchica, ma per i quali la riforma liturgica costituisce una vera difficoltà, che: «Saranno prese tutte le misure per garantire la loro identità nella piena comunione della Chiesa cattolica». Ha scritto queste disposizioni nei decreti di erezione dei nostri istituti e ha confermato le nostre costituzioni. Questi testi solenni esprimono chiaramente il nostro attaccamento agli insegnamenti tradizionali della fede, soprattutto in materia liturgica. Secondo il principio pacta sunt servanda, la Suprema Autorità della Chiesa non può retrocedere sulla parola data.
Inoltre, è impossibile per i membri dei nostri istituti abbandonare i nostri costumi liturgici. I religiosi, le religiose e i sacerdoti che ne fanno parte hanno emesso voti o impegni secondo le indicazioni dei decreti di erezione e delle costituzioni che li legano alle forme liturgiche della precedente tradizione latina. In questo modo, confidando nella parola del Sommo Pontefice, hanno donato la loro vita a Cristo per servire la Chiesa. Secondo il diritto naturale e la teologia classica dell'obbedienza, nulla di contrario a questa specificazione essenziale può quindi vincolarli.
Infine, un tale processo di mutazione liturgica sarebbe gravemente dannoso per un numero significativo di fedeli. Già non comprendono le restrizioni poste alla celebrazione della Messa tradizionale. La loro angoscia per la perdita di una liturgia che alimenta la loro vita interiore sarebbe immensa. E come potrebbero stare a guardare centinaia di sacerdoti, religiosi e religiose e seminaristi che - con coscienza limpida e sulla base della parola dei precedenti pontefici - sono rimasti fedeli alla gerarchia cattolica per trentatré anni, a volte con grandi sacrifici, trattati in questo modo?
La fedeltà alla liturgia tradizionale è per noi un dovere e una modalità gioiosa di contribuire alla «missione salvifica della Chiesa».
Vi benedicano, carissimi, il Bambino del Presepe e la sua Madre Immacolata e vi custodiscano nella Speranza!
P. Louis-Marie de Blignières
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