mercoledì 15 marzo 2023

Il Timore e la Fortezza - Seconda parte

Il Timore e la Fortezza
Seconda parte
di Don Curzio Nitoglia

Parte prima
Parte  seconda 

Prologo 

San Tommaso d’Aquino nella Somma Teologica (Parte II – Sezione II, questione 123, articoli 1-12) ci illumina e inoltre dà pure dei consigli molto utili riguardo alla Virtù di Fortezza, che ci rende fermi nel fare il bene e nel sopportare il male; cosa divenuta molto ardua oggi e, dunque, necessarissima per poter raggiungere il nostro Fine ultimo.

La Fortezza è una Virtù cardinale, infusa da Dio nella nostra anima con la Grazia santificante, che spinge l’appetito sensibile/irascibile (in cui risiedono il timore che ci fa fuggire davanti alle difficoltà, e l’audacia che ci porta agli eccessi irrazionali) e anche la libera volontà/razionale (essendo la Fortezza una Virtù razionale) a non arrendersi e a non mollare, nel conseguimento del bene arduo (l’oggetto dell’appetito irascibile, che viene irrobustito dalla Fortezza), di fronte a qualsiasi pericolo, fosse pure la morte, che è il più grande dei mali e dei pericoli naturali.

Essa esige la fermezza nell’operare (“firmitas in agendo”). La Fortezza scaccia la paura e modera l’audacia, i due peccati per eccesso e per difetto contro la Forza d’animo (1).

IL “DONO DI FORTEZZA” DELLO SPIRITO SANTO
Presento ora al lettore, i dodici articoli della Somma Teologica sulla VIRTÙ DI FORZA in pochi brevi punti, affinché ognuno possa far tesoro dell’insegnamento tomistico e poi, soprattutto, metterlo in pratica (2) con l’aiuto del DONO DI FORTEZZA DELLO SPIRITO SANTO (Somma Teologica, Parte II – Sezione II, questione 139, articoli 1-2), il quale perfeziona la Virtù rendendola soprannaturale anche quanto al modo di agire; irrobustisce l’anima nella pratica istintiva, diretta e immediata della Virtù di Fortezza, la quale invece deve ragionare e capire come regolarsi prima di poter agire; esso consiste in una “speciale Fiducia o super-Speranza, che sorpassa le forze della natura umana, infusa dal Paraclito nell’animo umano, la quale esclude ogni timore anche minimo […], facendo sì che l’uomo abbia la Confidenza invincibile di arrivare al termine dell’opera intrapresa, sormontando ogni difficoltà, ostacolo, pericolo e male” (questione 139, articolo 1).

Il Dono dello Spirito Santo, perciò, dà alla Virtù l’energia, la prontezza e l’irremovibile perseveranza nell’esercizio di essa.

I VIZI CONTRARI ALLA VIRTÙ DI FORTEZZA
Oggi, in questo mondo così ostile al Bene e al Vero, noi uomini moderni siamo tentati soprattutto dai Vizi contrari alla Virtù di Fortezza, essi sono “la Mollezza (3) e l’Arrendevolezza, che ci portano a non resistere alle difficoltà, e ci espongono a ritirarci sùbito e facilmente dal fare il bene difronte al minimo inciampo e ostacolo” (Somma Teologica, Parte II – Sezione II, questione 138, articolo 1).

Mollezza, timore disordinato e arrendevolezza sono accompagnate spesso da una certa debolezza naturale, che nasce dall’ amore delle proprie comodità e ci fa fuggire davanti al nemico, come il “delicatus miles” per timore dell’abiezione, dell’umiliazione e della sconfitta. Mentre, si può essere sconfitti, umiliati e annichilati anche avendo ragione e mantenendo la propria dignità, come avvenne a Gesù durante la Sua Passione. Perciò, non bisogna temere la sconfitta o ricevere il male quanto il poter fare il male.

NATURA DELLA VIRTÙ DI FORTEZZA
La Fortezza è una Virtù poiché rende buono e virtuoso l’uomo, facendone, come dice appunto il nome, un Vir (da Virtus). Essa rimuove gli ostacoli e le difficoltà che impedirebbero alla retta ragione e alla libera volontà di fare il bene ed evitare il male (Somma Teologica, Parte II – Sezione II, questione 123, articolo 1).

Il Vir è l’uomo virtuoso, il quale possiede la Forza che è una Virtù spirituale, ossia una capacità di agire moralmente bene e non è la sola forza fisica e muscolare, la quale non è cattiva in sé, ma presuppone la Fortezza spirituale, senza la quale sfocerebbe facilmente in violenza bruta o in ostentazione di un uomo vanesio e palestrato “tutto muscoli e niente cervello”.

Il piccolo pastore David quando le belve feroci assalirono il suo gregge le affrontò mani nude e le uccise, spaccando loro la mandibola (I Re, XVII, 34-49), così pure Sansone ancora bambino (Giudici, XIV, 1 ss.). La forza fisica al servizio del bene è ottima cosa (“vim vi repellitur / la forza si ricaccia con la forza”, in breve è la “legittima difesa”, che non solo è lecita, ma in certi casi è persino doverosa), però, voluta per se stessa come fosse una specie di “Divinità” diventerebbe una specie d’idolatria.

La Fortezza in generale è condizione esclusiva per esercitare ogni altra Virtù; inoltre la Fortezza in maniera specifica 1°) ci dà la forza per allontanare - con potenza e senza spaventarci - gli ostacoli, i pericoli e i mali, che c’impedirebbero di vivere virtuosamente, aggredendoli o assalendoli (ardua aggredi) coraggiosamente; 2°) ci aiuta a sopportare con pazienza e costanza (ardua sustinere) le fatiche, i mali e le sofferenze inevitabili in questa vita terrena (questione 123, articolo 2).

Se, a) la paura volesse impedirci di affrontare le difficoltà, oppure se, b) l’audacia, (imprudenza, avventatezza, spavalderia o spericolatezza scervellata) volesse spingerci - con totale assenza di ogni timore ragionevole - a fare cose sconsiderate ed esagerate; la Fortezza ci aiuterebbe a vincere il timore e a moderare l’audacia sconsiderata (questione 123, articolo 3).

Tuttavia, nell’esercizio della Fortezza, è più importante e più difficile vincere la paura che moderare l’audacia, per cui l’essenziale nella Fortezza consiste maggiormente 1°) nel sopportare con pazienza il male e restare a piè fermo difronte al pericolo che 2°) nell’assaltare gli ostacoli che noi incontriamo sulla nostra via, “difficilius est ardua sustinere quam aggredi” (questione 123, articolo 6).

La Fortezza rafforza la volontà umana nel fare il bene e nel fuggire il male anche a costo dei più gravi mali e sacrifici e persino della morte, che è il maggior male nell’ordine naturale (questione 123, articolo 4).

LA TIMIDEZZA: IL CONTRARIO DELLA FORTEZZA
La timidezza, ossia il timore disordinato ed esagerato, ci fa fuggire a) ciò che bisogna sopportare per fare il bene e b) ciò che dobbiamo intraprendere per assalire gli ostacoli; essa è un disordine morale e può arrivare anche al peccato mortale (Somma Teologica, Parte II – Sezione II, questione 125, articolo 1).

Il timore disordinato, che ci fa fuggire davanti al male, all’ostacolo o al compimento del nostro dovere, se è pienamente libero e avvertito è peccato grave; invece se si trova soltanto nella sensibilità e viene poi vinto dalla volontà è solamente veniale (questione 125, articolo 3).


“ABBECEDARIO” SULLA VIRTÙ DI FORTEZZA
  1. La condicio sine qua non della Santità risiede nella Fortezza: “Sine Fortitudine nulla Sanctitas”.
  2. La Fortezza consiste a) nel sopportare, per lungo tempo e con pazienza, un male che non possiamo allontanare da noi; ma anche b) nell’assalire ά) l’ostacolo che incontriamo; β) il male che ci si para innanzi.
  3. L’essenza della Fortezza “per se” è a) il sopportare (sustinere) con pazienza; però ciò non significa che b) l’assalire (aggredi) in sé sia assolutamente sempre inferiore al sopportare, ma solo che relativamente ad un caso estremo (“per accidens”), in cui il male è inevitabile, la situazione è disperata e non si può evitare di essere “feriti” da esso (per esempio il Cristiano nel Colosseo davanti ai leoni), è con la sopportazione che si mostra la Fortezza di subire un male transitorio (essere sbranati) per non perdere il Bene infinito; senza escludere necessariamente il combattimento e l’assalto qualora siano possibili e utili (come Ursus che abbatté un toro “prendendolo per le corna”).
  4. Le premesse per avere ed esercitare la Virtù di Fortezza sono: la disposizione all’assalto, la fiducia in sé, il coraggio e la speranza di riuscire. Infatti “la Grazia presuppone la natura, la perfeziona e non la distrugge” (Somma Teologica, Parte I, questione 1, articolo 8 ad 2). Un buon temperamento naturale gagliardo e deciso è un terreno propizio a far nascere la Virtù infusa di Fortezza.
  5. Una sana proporzionata aggressività è necessaria alla Fortezza: “Fortis assumit Iram ad actum suum / Il vero forte nel compiere un atto di Fortezza può eccitarsi all’uso della Santa Ira moderata e non disordinata o eccessiva”. Per esempio, Gesù che nel Tempio di Gerusalemme cacciò i mercanti a frustate e rovesciò con forza fisica sovrumana i banconi dei cambiavalute, i quali pesavano svariati quintali come spiega Giuseppe Ricciotti nella sua Vita di Gesù Cristo.
ALTRE CINQUE REGOLE PER FORTIFICARE IL TEMPERAMENTO
Il Temperamento è diverso dal Carattere. Infatti, il primo riguarda piuttosto la costituzione fisiologica/organica dell’individuo; mentre, il secondo è l’insieme delle disposizioni psicologiche, che nascono dal Temperamento in quanto, viene modificato dall’educazione della volontà e dalle circostanze della vita (4).

La Forza in quanto significa una certa “forza d’animo” o “energia di carattere” non è la Virtù di Fortezza, ma una condizione naturale fisiologico/psicologica, assolutamente necessaria per avere ed esercitare ogni Virtù, la quale presuppone la fermezza e l’energia e particolarmente la Virtù di Fortezza, che si fonda essenzialmente su queste due qualità.

LE CINQUE REGOLE PRATICHE
  1. Accetta con coraggio ciò che fa paura: la possibilità di essere “ferito” o sconfitto (soprattutto di morire), la possibilità di non farcela e di non essere all’altezza in alcune situazioni difficili. La paura ragionevole (il leone al Colosseo) non ti distolga dal Bene (Martirio) e non t’induca al male (Apostasia). Bisogna sapersi accettare con tutti i nostri limiti e qualità e non prendere malamente, rivoltandoci, ciò che ci capita di spiacevole. Giobbe diceva: “Dio ha dato, Dio ha tolto, sia benedetto il Nome del Signore” (Job, I, 21).
  2. Donati senza egocentrismo, senza desiderio eccessivo di sicurezza. Non proteggerti eccessivamente. Non guardare costantemente a te. Evita la preoccupazione di custodirti tranquillo in una vita neghittosa.
  3. Dimenticati di te. Buttati in Dio e verso le necessità del prossimo amato propter Deum; lasciala presa”, che - per essere protetto al massimo - ti rende troppo preoccupato della tua sicurezza e quindi indeterminato; inizia a camminare con le tue gambe.
  4. Non ripiegarti su di te, con ansia di super/sicurezza.
  5. Quanto più vuoi proteggere il tuo Ego, tanto più ti metti in pericolo di smarrirti.
Se faremo queste cose e pregheremo Dio, sicuramente Egli ci darà il Dono di Fortezza. ________________________________
1 - Cfr. PLATONE, Repubblica 442b; ARISTOTELE, Etica a Nicomaco, 1115a, 6; S. TOMMASO D’AQUINO, Somma Teologica Parte II – Sezione II, questione 123, aa. 2-3.
2 - «Non chi dice: “Signore, Signore”, entrerà nel Regno dei Cieli, ma chi fa la Volontà del Padre Mio”» (Mt., VII, 21).
3 - La “Mollezza” è la mancanza di decisione, di forza di energia, di nerbo ed è sinonimo di debolezza, fiacchezza, effeminatezza.
4 - Si può leggere con profitto a questo soggetto ANTONIO ROYO MARÌN, Teologia della Perfezione cristiana, Roma, Paoline, 1960, “L’energia del Carattere”, pp. 924-931; “Miglioramento del proprio Temperamento”, pp. 957-966.
 
Continua

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