venerdì 3 marzo 2023

Rescritto-Roche • “Canonicamente vincolante o no?"

Nella nostra traduzione da Corpus Chisti Watershed un articolo di Jeff Ostrowski del 25 Febbraio va ad aggiungersi alla lunga serie di reazioni e considerazioni sul recente controverso Rescritto-Roche. L'interesse particolare di questa analisi (a differenza delle molte che sostanzialmente presentano sottolineature diverse degli stessi punti significativi) sta nel richiamo più specifico agli aspetti canonistici. Qui l'indice dei precedenti.

Rescritto-Roche • “Canonicamente vincolante o no?"

Il cardinale Arthur Roche (attuale prefetto della Congregazione del culto divino) afferma di aver ricevuto personalmente un nuovo provvedimento da Papa Francesco. Nello specifico, si tratta di un documento datato 20 febbraio 2023, a firma del cardinale Roche, a cui si fa riferimento come “Rescritto-Roche”. Questo documento apporta una modifica significativa a Traditionis custodes, la lettera apostolica (16 luglio 2021) che tentava di ostacolare la crescita della Forma Straordinaria del Rito romano. Traditionis custodes aveva dichiarato: «Spetta al Vescovo diocesano, come moderatore, promotore e custode di tutta la vita liturgica della Chiesa particolare a lui affidata, regolare le celebrazioni liturgiche della sua diocesi». Tuttavia, secondo la nuova legislazione, il cardinale Roche sostiene che l'autorità di consentire che la forma straordinaria sia celebrata in una chiesa parrocchiale spetta solo a Roche, e non al vescovo locale.

Qual è lo status canonico del Rescritto-Roche? Alcune considerazioni:
  1. Coloro che applicano qualsiasi legislazione dovrebbero prendere in considerazione ciò che è noto come "l'intenzione del legislatore". Pertanto, va ricordato che Papa Francesco recentemente (26 settembre 2021) ha dichiarato che: «Lo Spirito Santo non vuole la chiusura; Vuole apertura e comunità accoglienti dove c'è posto per tutti».
  2. A proposito dell'intenzione del legislatore, papa Francesco recentemente (3 febbraio 2023) ha dichiarato circa il diritto canonico: “Dobbiamo osservare il codice, perché è una cosa seria, ma il cuore del pastore va oltre”.
  3. Pensando alliintenzione del legislatore, Papa Francesco ha approvato “Quo Magis” (22 febbraio 2020), che aggiunge alla Forma Straordinaria un PREFATIO per la dedicazione di una nuova chiesa.
  4. La Chiesa insegna che "salus animarum suprema lex". I vescovi devono considerare il grave scandalo che si creerebbe se i cattolici che (letteralmente) hanno pagato per far costruire certe parrocchie – e ne conosco molte – venissero cacciati dalla propria parrocchia solo perché il cardinale Roche dice che devono essere cacciati. Il cardinale Roche non conosce nemmeno queste persone! Questa nuova esigenza sembra assurda, impraticabile e contraddittoria.
  5. Sembra quasi satanico affermare che le chiese parrocchiali possono essere utilizzate per ogni genere di altre cose (concerti, eventi delle scuole elementari, cerimonie di premiazione e così via) ma non per il Sacrificio del Calvario, in cui la Seconda Persona della Santissima Trinità si fa presente sui nostri altari e si offre al suo Padre Celeste.
Che cosa si deve fare?
  1. È utile ricordare che i vescovi devono usare il buon senso. In ogni singola diocesi i vescovi ignorano le leggi liturgiche. Per fare solo un esempio, il Concilio Vaticano II ha imposto esplicitamente che “la lingua latina sia conservata dai chierici nell'ufficio divino” (SC §101). Ma attualmente i vescovi affermano che, a causa delle circostanze che si sono evolute, sarebbe imprudente imporre immediatamente quella legge. Pertanto, ne dispensano i loro fedeli, insieme a miliardi di altri elementi che non seguono. [Diversi sono elencati qui .] I vescovi giustificano tali azioni dicendo: "È impossibile seguire questa legge in questo momento". Se mai ci sia un caso che meriti tali giustificazioni, sicuramente il “Rescritto-Roche” presenta tale condizione.
  2. Entrate in qualsiasi parrocchia e sentirete “altri testi” che sostituiscono il Proprium Missae imposto dalla Forma Ordinaria. Se qualcuno sostituisce quei testi, dovrebbe avere il permesso esplicito della CONFERENZA EPISCOPALE o del vescovo locale. Tuttavia, nessun vescovo segue questa regola. Dico sul serio! Entrate in qualsiasi chiesa e ascoltate ciò che sostituisce il prescritto canto d'ingresso. Ascoltate ciò che sostituisce il prescritto Canto di Offertorio. Ascoltate ciò che sostituisce il prescritto canto di comunione. Com'è consentita una cosa del genere? Ancora i vescovi affermano: “È impossibile seguire quelle leggi in questo momento a causa di certe consuetudini che si sono sviluppate e quindi prevalgono sulla lettera della legge; dobbiamo usare prudenza”. In effetti, questo deplorevole, diffuso, quasi universale abuso del Proprium Missae rende assolutamente impossibile accettare che Traditionis custodes abbia qualcosa a che fare con il mantenimento dell'unità rituale.
  3. Il 20 novembre 2012, il segretariato per il Culto Divino ha fatto l'incredibile affermazione che gli addetti alla Musica sacra sono liberi di assumere l'approvazione (costante e continua) del vescovo per cose che questi neppure sa. (!) Per quanto ne so, il cardinale Roche non ha fatto assolutamente nulla per affrontare questa situazione. Pertanto, c'è chi sostiene che la stessa procedura - "tacito permesso" - potrebbe essere utilizzata con questo nuovo sistema che Roche sta tentando di implementare, con cui egli tenta di agire come "moderatore, promotore e custode dell'intera vita liturgica" per ogni diocesi al posto di ogni vescovo locale.
  4. Qualsiasi vescovo può ridefinire le chiese come "non parrocchiali" se vi si sente così disposto. Alcuni vescovi lo hanno già fatto, perché hanno notato che il cardinale Roche stava tentando di arrogarsi sempre più la loro legittima autorità.
  5. In termini di “rescritto” del 20 febbraio 2023 del cardinale Roche, questo sembra avere un impatto solo in futuro. In altre parole, le parrocchie che hanno già ricevuto la 'dispensa' dal loro vescovo locale prima del 20 febbraio 2023 non sarebbero interessate da questa nuova normativa.
  6. Il vescovo locale - e non il cardinale Arthur Roche - è il "moderatore, promotore e custode dell'intera vita liturgica nella sua diocesi". Il vescovo locale può legittimamente consentire la forma straordinaria in qualsiasi chiesa parrocchiale, proprio come quando le chiese parrocchiali sono utilizzate per concerti, eventi delle scuole elementari, cerimonie di premiazione e così via.
Conclusione •  Viviamo in un mondo confuso. Tutti siamo peccatori. Sfortunatamente, le leggi della chiesa a volte si contraddicono a vicenda. Padre Valentine Young una volta mi disse (uso una parafrasi): “Le leggi disciplinari della chiesa sono fatte da uomini peccatori, ed è per questo che spesso devono essere sostituite con nuove leggi. Se fosse altrimenti, non avremmo bisogno di una nuova legislazione”. San Paolo ha scritto:
“Ora vediamo come in uno specchio, in maniera confusa; ma allora vedremo a faccia a faccia. Ora conosco in modo imperfetto, ma allora conoscerò perfettamente, come anch'io sono conosciuto.”. (I Corinzi 13:12)
Vorrei poter entrare in una diocesi in cui il vescovo locale obbedisce al 100% delle leggi della chiesa, ma una tale diocesi non esiste. È sconcertante vedere certi vescovi ignorare leggi che non gli piacciono e abbracciare leggi che invece gli piacciono. Subito dopo il Concilio Vaticano II, nonostante ciò che il Concilio aveva esplicitamente imposto, alcuni vescovi bandirono completamente il latino nelle loro diocesi! Monsignor Johannes Overath ne ha fatto un elenco (cfr. “Crux et Cithara”, 1983) . Deve essere stato molto confuso essere un prete in una tale diocesi. Spero che queste considerazioni aiutino a mettere le cose in prospettiva. Come minimo, ci sono dubbi su come un vescovo dovrebbe considerare questo recente "aggiornamento" che il cardinale Roche afferma di aver ricevuto.

Infine, dobbiamo ricordare che il Diritto Canonico (932 §1) prevede:
La celebrazione eucaristica venga
compiuta nel luogo sacro,
a meno che in un caso particolare
la necessità non richieda altro;

nel qual caso la celebrazione
deve essere compiuta in un luogo decoroso.
[Traduzione a cura di Chiesa e post-concilio]
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