sabato 18 marzo 2023

Sonia Mabrouk, d'origine tunisina e di fede musulmana, attaccata da ogni parte perché difende il sacro e la messa antica

Nella nostra traduzione da Media-press.info, un piccolo saggio della temperie corrente nella quale non trova posto neppure l'onestà intellettuale di interlocutori di altri fronti.
Per aver osato difendere il sacro, la tradizione e i valori cristiani che hanno forgiato la Francia, per aver osato denunciare l'atteggiamento decostruttivista degli ecologisti radicali e per aver osato invocare un'inchiesta sul servizio pubblico, Sonia Mabrouk è diventata, in un pochi minuti, nemico pubblico numero uno dell'estrema sinistra e mainstream benpensante dei media.

La nostra collega, Clémence de LONGRAYE, giornalista di Boulevard Voltaire, dichiara che nessuno di loro sostiene che un giornalista di origine tunisina ami la Francia e la difenda. Peggio ancora, è intollerabile per questa estrema sinistra che una donna musulmana lodi la bellezza della cattedrale di Saint-Louis a Cartagine nella terra dell'Islam, si preoccupi per la scomparsa dei cristiani dall'Oriente e chieda la conservazione della messa in latino. Andando contro il senso della loro impostazione secondo il pensiero unico, questi attivisti decostruttivisti non riescono a comprendere l'importanza di una “riconquista del sacro”.
Ospite del programma “Quelle époque! (France 2) per presentare il suo ultimo saggio Reconquer the Sacred (L'Observatoire), la giornalista di CNews e Europe 1 è stata aggredita da Léa Salamé e dalla sua collega Élise Lucet. Nel processo, sui social network, è diventata bersaglio di critiche e insulti dall'estrema sinistra.
Da una parte c'è chi le rimprovera di aver “tradito il suo popolo”. Perché nata in Tunisia e di fede musulmana, Sonia Mabrouk non deve integrarsi e amare la Francia, ma mantenere un atteggiamento da vittima.
A questa prima critica, che rasenta il razzismo identitario, si aggiunge un altro attacco, questa volta compiuto, implicitamente, contro il suo datore di lavoro. "Annunciatrice di Bolloré", "propagandista", "giornalista di estrema destra"...
Molti di loro le rimproverano di lavorare per i canali e le emittenti del gruppo Vivendi, di proprietà della famiglia Bolloré. Così, mentre Sonia Mabrouk consiglia a Élise Lucet, responsabile di "Cash Investigation", di indagare su France Télévisions, Julien Pain, revisore di France Info, ironizza: "Quando un giornalista che lavora per un canale del gruppo Bolloré chiede ulteriori indagini, fa ridere. E il suo collega di Mediapart, Ilyes Ramdani, aggiunge: “Due modi di fare giornalismo: inchiesta e gossip. Come se un Saint-Nectaire AOP [tipo di formaggio pregiato -ndT] parlasse di formaggio con La Vache qui rit [formaggio industriale -ndT].
Questo panegirico richiede un ridimensionamento, perché Sonia MABROUK si circonda comunque di una serie di cliché conformisti. E forse anche per proteggersi dalla sua esposizione, che è troppo per certi reazionari, non esita a dare dimostrazioni del suo attaccamento al pensiero unico. Ma vedere una giornalista di immigrazione musulmana, liberale, alla quale va riconosciuto talento, sentire il suo cuore e la sua anima attratti dalla messa tradizionale e più in generale dal cristianesimo, ecco un segno sensibile di questa grazia sotterranea che continua ad agire. Il diavolo può controllare la luce sugli schermi, Dio continua ad agire nel segreto delle profondità dei cuori. Sonia Mabrouk non può accontentare tutti i cristianofobi professionali di cui abbonda il Servizio Pubblico, soprattutto quando dichiara: “ Sono musulmana ma aderisco pienamente alla civiltà occidentale ”.
In un'intervista a Causeur.fr, non si nasconde dietro un'ipocrisia di bassa lega e risponde con franchezza e chiarezza a una domanda difficile: 
Quando Michel Houellebecq, nel suo ultimo romanzo, parla di sottomissione, in realtà di conversione all'Islam, cosa risponde? ”
“Nel mio libro, Amra, l'ex jihadista, dice al giornalista: “Le vostre chiese sono vuote. Riusciremo a recuperarle per trasformarle in moschee, queste moschee non abbastanza numerose per i nostri praticanti”.  Aggiunge: “Faremo tanti bambini che porteranno con orgoglio la nostra religione, come uno stendardo. In breve, dice che la civiltà occidentale è finita”.
No, la civiltà cristiana non è “finita”, se rifiutiamo che lo sia e se accettiamo di lottare perché rifiorisca e riprenda il suo posto, il primo! 
[Traduzione a cura di Chiesa e post-concilio]
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