Nel LX anniversario della pubblicazione della Costituzione Apostolica Veterum Sapientia (1962). Qui l'indice degli articoli sul Latino.
Roberto Spataro: Latino: una lingua immortale – editrice LAS
Il latino è una lingua nobile e concisa, ricca e armoniosa, piena di maestà e dignità, chiara e sempre pregna di significati. Con queste parole San Giovanni XXIII nel 1962, all’interno della Costituzione Apostolica “Veterum Sapientia”, lodava le proprietà del latino e ne raccomandava la promozione all’interno della Chiesa. I professori del Pontificium Institutum Altioris Latinitatis, preconizzato in quella costituzione, ne ricordano l’attualità, attraverso i brevi saggi che compongono il libro, per mostrare come il latino sia una lingua immortale, incessantemente usata nel corso dei secoli, veicolo di cultura e di fede, strumento di unità tra gli intellettuali di ogni popolo. [Ma purtroppo non più lingua ufficiale della Chiesa -ndr].
Fonte
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Si dà il caso che:
Dies nigro signanda lapillo Il 7 marzo 1965 Paolo VI celebrava la prima messa in italiano, su un tavolino ed in faccia al popolo [qui - qui]. All'Angelus dichiarò con estrema lucidità e senza mezzi termini (tanto cari ai baloccamenti di certo mondo "conservatore"): "La Chiesa ha ritenuto doveroso questo provvedimento - il Concilio lo ha suggerito e deliberato - e questo per rendere intelligibile e far capire la sua preghiera. Il bene del popolo esige questa premura, sì da rendere possibile la partecipazione attiva dei fedeli al culto pubblico della Chiesa. È un sacrificio che la Chiesa ha compiuto della propria lingua, il latino; lingua sacra, grave, bella, estremamente espressiva ed elegante. Ha sacrificato tradizioni di secoli e soprattutto sacrifica l'unità di linguaggio nei vari popoli, in omaggio a questa maggiore universalità, per arrivare a tutti".
Dies nigro signanda lapillo Il 7 marzo 1965 Paolo VI celebrava la prima messa in italiano, su un tavolino ed in faccia al popolo [qui - qui]. All'Angelus dichiarò con estrema lucidità e senza mezzi termini (tanto cari ai baloccamenti di certo mondo "conservatore"): "La Chiesa ha ritenuto doveroso questo provvedimento - il Concilio lo ha suggerito e deliberato - e questo per rendere intelligibile e far capire la sua preghiera. Il bene del popolo esige questa premura, sì da rendere possibile la partecipazione attiva dei fedeli al culto pubblico della Chiesa. È un sacrificio che la Chiesa ha compiuto della propria lingua, il latino; lingua sacra, grave, bella, estremamente espressiva ed elegante. Ha sacrificato tradizioni di secoli e soprattutto sacrifica l'unità di linguaggio nei vari popoli, in omaggio a questa maggiore universalità, per arrivare a tutti".
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