«Don Bosco educatore»: la pedagogia
che risponde a errori e incapacità di oggi.
La sua santità e la sua straordinaria pedagogia fondata sul Vangelo autentico hanno permesso tutto questo. «Chiunque legga la Vita di Don Bosco», leggiamo nel capolavoro appena uscito dalle Edizioni Piane, Don Bosco educatore del salesiano padre Pietro Ricaldone (pp. 772, € 35,00) , «si persuade facilmente che egli fedele alle aspirazioni celesti, volle che tutto il suo lavoro per la gioventù e per le anime – ai Becchi, a Chieri, a Torino; da pastorello e da piccolo saltimbanco; da chierico, da prete e da fondatore della Società Salesiana – fosse, in ogni tempo e circostanza, mosso dal più puro amore, e vivificato dalla carità» (p. 96).
Padre Ricaldone (1870-1951) è stato il quarto successore di don Bosco quale Rettore Maggiore della congregazione salesiana, dal 1932 al 1951, che conobbe di persona il Padre e Maestro dei giovani e fu anche il fondatore dell’Università Pontificia salesiana. Durante il suo mandato potenziò le case salesiane, i seminari, i centri professionali e portò a termine la canonizzazione di don Bosco e di madre Maria Mazzarello, cofondatrice delle Figlie di Maria Ausiliatrice. Proprio a lui dobbiamo la stesura del formidabile saggio pedagogico, teorizzazione applicata del Metodo educativo del più grande pedagogista di tutti i tempi, san Giovanni Bosco, definito Padre e Maestro dei giovani.
Un padre mirabile: sicuro, fermo, amabile. «L’Amore, da lui voluto», dichiara padre Ricaldone, «come scopo e strumento dell’apostolato educativo, è sempre l’amore purissimo che solo può attingersi alla sorgente dell’infinito Amore. E il Santo non si stanca di ripetere che l’anima, l’essenza, il principio supremo del suo sistema educativo è la carità, giungendo spesso ad affermare compendiosamente: “Il sistema preventivo è la carità”» (p. 97).
Il «Sistema preventivo» di don Bosco, se preso alla lettera, è sempre vincente. Esso si basa su tre colonne: Ragione, Religione, Amorevolezza. Il fondatore dei Salesiani (san Francesco di Sales fu il suo grande riferimento teologale) scrisse di pedagogia e fu soprattutto nella prassi che egli diede i frutti del suo metodo preventivo. Sulle tre colonne enunciate egli edificò un’architettura educativa e formativa d’eccellenza, capace di trarre il meglio dai bambini e dai giovani (arte della maieutica) nella libertà della Verità di Cristo.
Don Bosco era padre autorevole, mai autoritario: a lui era sufficiente lasciare il suo tricorno sulla cattedra per mantenere il silenzio in classe quando era chiamato d’urgenza. E al suo ritorno, nessuno veniva trovato fuori posto o schiamazzante. Il suo segreto era essere padre sapiente, dove la saggezza si alleava al volere il meglio per i propri figli, sintetizzabile in: «Essere dei buoni cristiani e degli onesti cittadini». Lascia scritto: «La pratica di questo sistema è tutta appoggiata sopra le parole di San Paolo, che dice: Caritas benigna est… Omnia suffert, omnia sperat, omnia sustinet: La carità è benigna e paziente; soffre tutto, ma spera tutto, e sostiene qualunque disturbo. Perciò soltanto il cristiano può con successo applicare il sistema preventivo» (Regolamento, 90). Rileggendo le pagine che don Bosco scrisse sul suo sistema preventivo, le sue conferenze, i suoi discorsi della Buona Notte ai ragazzi dell’Oratorio di Valdocco e molte sue lettere del voluminoso Epistolario, una cosa si prova innanzitutto «una soavità ineffabile» (p. 97). Questi documenti, insieme alle Costituzioni, i Regolamenti delle Case salesiane, i Ricordi da lui scritti al figlio prediletto don Michele Rua (1837-1910), allorché lo inviò a fondare la prima Casa salesiana fuori Torino, a Mirabello Monferrato (AL), costituiscono la Magna charta della pedagogia fondata da san Giovanni Bosco, tutti pervasi e profumati di purissima carità. L’educatore salesiano, sia Direttore o Consigliere o Catechista o Maestro o Assistente o rivestito da qualsiasi altra carica, è, e deve sempre essere, nel pensiero di don Bosco, persona della carità paolina (il fuoco dell’Amore Infinito nell'anima), perché quando «illanguidisce l’amore, le cose non vanno più bene!» (p. 97).
È proprio attraverso questa Magna charta che padre Ricaldone ha redatto con competenza e brillantezza un manuale che non dovrebbe mancare a nessun insegnante, docente, educatore (compresi i genitori) della contemporaneità in cui gli educatori, spesso e volentieri, si adeguano alle linee della pedagogia che si fonda sulle linee montessoriane (liberali e massoniche), progressiste e globaliste, dove trova spazio l’indottrinamento dell’ideologia gender e dove le discipline umanistiche vengono deformate e conformate al pensiero rivoluzionario, pervicacemente e violentemente anticristiano.
Don Bosco è stato Maestro di scuola, ma soprattutto di anime! È l’anima, infatti, che ha maggior necessità di essere formata: conoscenza e scienza crescono bene laddove c’è un’anima razionale che viene curata e formata alla luce della religione cattolica. Con sano realismo ed equilibrio realizzò una pedagogia per i piccoli e i ragazzi legata ai principi del Vangelo e alle direttive del magistero della Chiesa di sempre. Perfettamente conscio che la natura umana è corrotta dal peccato originale, quindi più propensa al peccato, al vizio, alla terra piuttosto che alla bontà, alle virtù e al trascendente, agiva sui giovani prevenendo mali e peccati, piuttosto che agire nella repressività o nel liberalismo, entrambi sistemi coevi del suo tempo. Il liberalismo, abbracciato dalle nuove teorie pedagogiche, ha infettato il mondo della scuola con le sue rivolte contro l’autorità paterna, la gerarchia scolastica e i metodi pedagogici di stampo cattolico. Di fronte ai fallimenti nella famiglia e nella scuola da parte delle idee rivoluzionarie, distruttrici e dissolvitrici della corretta ed equilibrata formazione della persona – a 19/20 anni si è già persone fatte, pronte o non pronte ad affrontare la vita – non possiamo che affidarci ad una pedagogia certa e dai risultati benefici che aprono a quella domanda tanto semplice quanto fondamentale: “Chi sarò e cosa farò da grande?”.
Utilizzava frequentemente la massima di san Francesco di Sales: «Si prendono più mosche con un cucchiaio di miele che non con un barile di aceto». Applicando le regole del Vescovo savoiardo per condurre le anime al Dio dell’Amore, si avvaleva costantemente, con il sorriso e la sana allegria, dell’amorevolezza paterna. Solo il cuore può rendersi padrone dei cuori: il Cuore del Dio Uno e Trino batteva in lui, ecco perché conquistava con grande facilità. Infatti, non amava le creature per fini umani, ma solo e sempre per amor di Dio e per far loro del bene. «Ciò che più di tutto attrae i giovanetti», insegnava ai maestri e professori salesiani, «sono le buone accoglienze: per ottenere buoni risultati nell'educazione della gioventù, bisogna studiare il modo di farsi amare, per farsi poi temere» (p. 99). Soltanto così può essere resa feconda l’opera educativa per una Civiltà cristiana.
Il 26 settembre 1868 disse: «Dopo aver messo in pratica tutte le Regole della Casa, procurate anche di farle osservare ai giovani… Nello stesso tempo trattateli con grande carità nell'avvisarli… Andate sempre con quelli che hanno bisogno di essere consolati, cogli infermi, e ispirate loro coraggio, animateli alla pazienza… Ciò fate non solamente con quei tali che piacciono, che sono buoni, che han molto ingegno, ma anche con quelli che sono di poca virtù, di poco ingegno, e anche con i cattivi. Non è scritto nel Vangelo aver detto Gesù che i sani non han bisogno del medico?» (p. 99).
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