La vittoria dei complottisti
Termina un altro annus horribilis, il 2022, anno III dell’era pandemica e primo del ritorno della storia in Europa, con il conflitto bellico e geopolitico in Ucraina.
Eppure, per qualcuno, è stato l’anno della vittoria. I cosiddetti complottisti – gli àpoti di Prezzolini, “quelli che non se la bevono” e non credono alle versioni ufficiali, esercitando il pensiero critico tra difficoltà e rischi sempre più concreti, hanno avuto ragione su tutta la linea. Alcune delle verità che avevano intuito e cercato di diffondere (vox clamantis in deserto) si sono rivelate tali alla pubblica opinione.
Non c’erano cospirazioni di incappucciati, frutto di deliri paranoici, ma chiare operazioni politiche, culturali e mediatiche. Hollywood e la società dello spettacolo insegnano a sopportare la dura realtà (la santa resilienza… ["resiliente: termine diffuso per giustificare la parola coglione. Un resiliente non resiste non protesta sta zitto non rompe... In pratica un ebete che fa comodo al sistema" - ndr]) convincendo che è comunque meno dura degli scenari catastrofici esibiti sugli schermi, ma i nudi fatti si incaricano della smentita.
Grazie al fatto che Elon Musk ha investito 44 miliardi di dollari dai suoi sudati risparmi comprando Twitter, abbiamo la conferma che la rete sociale dei cinguettii era controllata dai miliardari liberal (i falsi filantropi più Silicon Valley più le grandi fondazioni familiari: la razza padrona d’inizio millennio), in accordo con i vertici dello Stato profondo Usa e la cupola del partito-impero, i democratici Usa, per censurare i tweet e cancellare gli account sgraditi, che toccavano temi fastidiosi per l’oligarchia. Pensiamo alla corruzione morale ed economica dei Biden, i legami pericolosi con i truffatori delle criptomonete, le critiche contro la gestione pandemica, a partire dalla genesi del virus, a lungo spacciato per uno scherzo di pipistrelli.
Non era permesso discutere di confinamenti, serrate e mascherine.
Il Deep State esiste e usa i suoi agenti per monitorare le nostre esternazioni sulle reti sociali.
Twitter e non solo: le rivelazioni implicano largamente Facebook, anzi Meta, il nuovo nome della creatura di Zuckerberg. Nessuna sorpresa se i progressisti di tutti i paesi si uniscono per deprecare la ventata di libertà su Twitter. Era troppo bello, e troppo finto, il loro mondo ideale, in cui un pugno di giovanotti capaci di maneggiare e manipolare algoritmi espelle i “nemici”, cioè tutti coloro che pensano. Non a caso, hanno inventato il “delitto di odio”, lo psicoreato da addossare a chi non si inchina a un certo modo di vedere il mondo. La censura su Twitter sembra allentata e loro abbaiano alla luna, urlano di incitamento all’odio, ossia il dubbio sul riscaldamento climatico di origine antropica, sull’efficacia di certe iniezioni e sulle sorti progressive dell’umanità mascherata, con identità digitale e microchip.
A inizio dicembre, mese dell’odiatissimo Natale, ecco, a beneficio degli Europei, un altro dono della Verità, una dea addormentata da troppo tempo. E’ stata scoperta – se verrà smantellata lo vedremo – una potente rete di tangenti e corruzione nel parlamento europeo, santuario delle lobby di un continente alla deriva. L’emirato del Qatar ha pagato milioni a una banda di politicanti per comprare influenza, elogi e applausi. Una vicepresidente dell’inutile sinedrio di Strasburgo e Bruxelles, la socialista greca Eva Kailli, era in prima fila per assicurare che il Qatar è il paradiso dei diritti umani e sociali. La lode valeva il suo peso in oro, anzi in banconote.
Nemici del denaro contante per il popolaccio bue, ma detentori di valigie intere di valuta pregiata. Sostenitori dell’austerità mentre godevano di una vita lussuosa, tra vacanze pagate “esclusive” (l’inclusione è un imbroglio a uso dei fessi, numerosissimi fra i loro elettori) e ONG umanitarie rivelatesi un collettore di denaro, potere e carriere all’ombra del denaro sporco di miliardari, Stati canaglia e chissà chi altro. I politici coinvolti sono progressisti, ma presto verrà fuori la perfetta trasversalità del malaffare. Una trama, pare, messa in piedi molto tempo fa dal Marocco, appaltata al Qatar durante l’organizzazione dei mondiali di calcio.
Salta la testa della fascinosa deputata greca, del suo toy boy italiano – ufficiale di collegamento tra mondi contigui affratellati non dal progresso, ma dal denaro – cade in disgrazia l’ex comunista e sindacalista Panzeri. Traditori del popolo, ma in fondo solo pedine di un sistema marcio sino al midollo. Il ruolo dei “servizi” marocchini sembra acclarato. Sin troppo facile infiltrare l’Europa, nascosti tra milioni di immigrati più o meno regolari. Ai complottisti appaiono in una luce diversa anche i disordini “etnici” che scoppiano con inquietante regolarità nelle città europee.
Ora abbiamo la spiegazione di tanti regolamenti e direttive UE, la motivazione di certi voti parlamentari, il motivo nascosto di decisioni e voti espressi nel parlamento europeo; finalmente è svelato il vero ruolo di commissari e funzionari (una casta che nessuno si incarica di smascherare) contro gli interessi dell’elettorato, delle nazioni e della stessa Unione.
Frontiere aperte, accordi commerciali inspiegabili, ossessione per le energie rinnovabili, smantellamento delle centrali nucleari, impedimenti all’espulsione dei clandestini. E poi norme che diventano immediatamente legge negli Stati membri, scritte ed emanate in stanze chiuse nell’interesse dei committenti, lobby e Stati esteri – “paesi terzi”, come dicono nella lingua di legno unionale. Ora sappiamo perché, almeno in parte.
Forse dovremmo esigere l’inasprimento delle pene per il reato di abuso della credulità popolare, a carico di membri, mandanti e impiegati d’ordine di un sistema di informazione complice, correo. A volte, la verità irrompe, anche se molti rimarranno ciechi e sordi. Secondo Donald Trump la stampa è nemica del popolo. Ovvio: è di proprietà dei soliti noti e i “grandi” media poco dicono delle rivelazioni sulla censura di Twitter e la presenza dei commissari politici del sistema oligarchico nei ranghi direttivi delle reti sociali.
Ugualmente, cercano di minimizzare in Europa la voragine di corruzione la cui punta è svelata in queste settimane. Tuttavia, aveva ragione Abramo Lincoln: si può mentire a tutti per un po’, ad alcuni per sempre (specie a chi ama scambiare i sogni per realtà) ma non si può ingannare tutti per sempre.
In questo senso, l’anno che muore è stato importante. Non è più possibile mentire sulle origini del virus: la fake news dei pipistrelli lascia il posto ai dubbi sui laboratori riservati di “guadagno di funzione” che lavorano al potenziamento dei virus. Lo fanno, assicura il sistema, per trovare antidoti. È tutto per il nostro bene, dicono, ma il muro della credulità si è perlomeno incrinato. Non riescono più a celare gli effetti collaterali delle iniezioni e il fatto che si tratti di sieri genici e non di vaccini.
Fanno sempre più fatica a nascondere la natura dittatoriale del sistema (soft power con abuso della credulità popolare) e le gigantesche operazioni di ingegneria sociale e culturale. La cultura della cancellazione è smascherata agli occhi di chi si è tolto la benda.
Nei liberi e progressivi paesi anglosassoni si può essere arrestati, come è capitato a un docente irlandese, per non aver voluto rivolgersi al maschile a una studentessa “in transizione di genere”. Ha trascorso oltre cento giorni in galera ed è stato scarcerato non per l’evidente insussistenza delle accuse, ma in quanto la rieducazione carceraria è fallita. Il coraggioso insegnante ha tenuto il punto, rifiutando di piegarsi al nuovo Stato etico con la maschera liberal libertaria, o liberal nichilista. In Inghilterra una giovane è stata denunciata per aver osato pregare in silenzio (così ha “confessato”) di fronte a una clinica per aborti.
La nuova religione capovolta non tollera miscredenti. I fastidiosi poveri hanno conquistato in Canada un diritto definitivo: l’eutanasia. Esultano i progressisti e i fondi pensione.
La cancellazione culturale è ormai evidente e passa meno inosservata. Altra cosa è che si organizzi il contrattacco, ma il 2022 ha permesso di vederci più chiaro. Le prese di posizione di personalità come Carlo Freccero, Massimo Cacciari, Giorgio Agamben, Flavio Cuniberto hanno strappato il velo della complicità: veri intellettuali, ben diversi dal miserabile “ceto semicolto” di cui parlava un grande trascurato, Costanzo Preve.
Qualcuno mette in dubbio il dogma atlantista e “occidentale”, la stucchevole narrativa sulla guerra in Ucraina. Pochi si chinano sulla tragedia delle popolazioni coinvolte: conta diffondere l’odio antirusso, vernice postmoderna della vecchia geopolitica anglosassone a uso degli immemori. I pacifisti di mestiere hanno riposto gli ammuffiti drappi arcobaleno in cantina. Nessuno lavora per la fine delle ostilità: più armi, sempre di più, per prolungare un’agonia che serve solo ai nostri padroni.
Le sanzioni danneggiano l’Europa e non Mosca, il gas costa di più per scelte energetiche strategiche delle oligarchie occidentali note da anni, non perché il masochista (e pazzo, e sadico, e crudele) Putin bombarda il suo oleodotto e vuole conquistare l’Europa.
L’anno che muore ci regala un’altra verità: Angela Merkel, sincera perché fuori dai giochi, ha ammesso che l’unico scopo degli accordi di Minsk che imposero la tregua mai rispettata alla prima guerra del Donbass, avevano l’unico scopo di permettere al regime ucraino di riorganizzarsi. Un governo che vieta la lingua russa, idioma materno di milioni di suoi cittadini, scioglie i partiti di opposizione, ne incarcera i dirigenti e perseguita la chiesa ortodossa ucraina non allineata.
Unico vincitore è l’America, che rafforza il ferreo controllo delle colonie europee, e può vendere a caro prezzo il suo gas di scisto, devastante per l’ambiente, con buona pace di Greta e seguaci.
Altre menzogne si sgretolano dopo decenni. Qualcuno soffia sul fuoco anche nei Balcani: ribolle il pentolone kosovaro. Ricordate il genocidio anti albanese di cui parlava vent’anni fa la propaganda occidentale? Verità invertita: è finita con l’espulsione di gran parte della minoranza serba dal Kosovo e l’istituzione di uno Stato albanese di fatto occupato (o “protetto”) dalla Nato, crocevia di traffici di ogni genere, oggi trampolino ideale per aprire un altro fronte in Europa.
Cade un’altra maschera, calata sugli occhi degli Europei desiderosi di uscire dalla storia dopo i drammi del Novecento (e dell’Ottocento, che smantellò gli imperi e esaltò i nazionalismi). La storia, uscita dalla porta, rientra dalla finestra con una guerra che i popoli non vogliono, ma le élite sì. Le accuse di complottismo e di paranoia cadono nel ridicolo. Purtroppo, verrebbe voglia di dire. Meglio sarebbe stato avere torto e non vivere nell’inferno del totalitarismo “dolce”, in cui popoli ignari ed ignavi – il Lucignolo collettivo – sono condotti dall’Omino di Burro – la menzogna ufficiale – nel paese dei balocchi. L’esito è quello delle avventure di Pinocchio: una breve cuccagna, dopodiché le vittime, trasformate in asini, sono vendute nelle fiere.
Il 2022 ci ha consegnato alcune scomode verità. Vedremo se i popoli le sapranno accogliere o se persevereranno nel ruolo di spettatori passivi e in maggioranza plaudenti. Per noi, biechi dissidenti, vale il finale dell’Anno che verrà di Lucio Dalla: “l’anno che sta arrivando tra un anno passerà. Io mi sto preparando, è questa la novità.” (Roberto Pecchioli - Fonte)
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